La difesa del ragazzo: "Contro di lui una campagna d'odio anche sul web". Il 21 febbraio ci sarebbe stata l'udienza dal Gup per l'incidente che ha scatenato la rabbia di Fabio Di Lello
"Dopo aver ucciso Roberta, nell'incidente, Italo D'Elisa non ha mai chiesto scusa, né mostrato segni di pentimento. Anzi, era strafottente con la moto: dava fastidio al marito di Roberta e quando lo incontrava, accelerava sotto i suoi occhi". Lo ha detto l'avvocato Giovanni Cerella, difensore di Fabio Di Lello, l'uomo che mercoledì ha ucciso a colpi di pistola D'Elisa. "Fabio era sotto shock - ha aggiunto - era depresso per la perdita della moglie".
"D'Elisa - dice l'avvocato - tre mesi dopo l'incidente aveva ottenuto il permesso per poter tornare a guidare la moto, perché gli serviva per andare a lavorare". "Fabio era sotto shock, era depresso per la perdita della moglie, andava molto spesso al cimitero - spiega ancora il legale - pensava giustizia non fosse stata fatta ma incontrandolo non ho mai avuto l'impressione che stesse ipotizzando una vendetta. Sono rimasto sbalordito quando ho saputo. Lui non aveva dimestichezza con le armi". Infine, sulla tesi difensiva di D'Elisa secondo la quale al momento dell'incidente Roberta Smargiassi avrebbe indossato male il casco Cerella dice: "C'è una perizia che ha fatto piena luce sulle responsabilità".
La dinamica dell'incidente - Ma provare a capire questa tragica storia bisogna tornare indietro al 1° luglio 2016 quando alle 23:40 Roberta Smargiassi, 33 anni, a bordo del suo scooter viene travolta mortalmente. L'incidente avviene all'incrocio fra corso Mazzini e via Giulio Cesare. La Fiat Punto guidata da Italo D'Elisa centra il motorino, il corpo di Roberta Smargiassi viene catapultato sull'asfalto. Forse Roberta era incinta, un particolare che non è mai stato chiarito. Fatto sta che la famiglia di Fabio Di Lello è distrutta e lui entra in un tunnel di depressione.
L'accerchiamento contro D'Elisa - L'incidente ha grande eco in città, ci sono cortei per chiedere "giustizia" per Roberta e viene addirittura aperto un un sito internet. Secondo l'avvocato di Italo D'Elisa, Pompeo Del Re, è in questi giorni, a partire dalla metà di luglio 2016, che inizia la campagna d'odio contro il suo assistito.
Le indagini e le presunte attenuanti - La procura che segue le indagini stigmatizza il movimento d'opinione contro l'indagato. Nel frattempo, e siamo arrivati a dicembre, per cercare di porre un freno alla campagna d'odio, l'avvocato di D'Elisa decide di rendere note delle perizie a favore del proprio assistito. A bordo dell'auto di D'Elisa la scatola nera registra che nel momento dell'incidente non erano stati superati i limiti di velocità e si mette anche in dubbio che la vittima avesso correttamente indossato il casco.
La rabbia del marito - Gli avvocati di Fabio Di Lello replicano duramente e negano questa ricostruzione. Il marito di Roberta comincia a covare in cuor suo il pensiero che D'Elisa potesse essere alla fine assolto e probabilmente, durante le festività natalizie, ha iniziato a ipotizzare la sua vendetta.
L'udienza il 21 febbraio - Davanti al Gup il 21 febbraio era stata fissata la prima udienza. Nessuno sa cosa sarebbe successo, forse D'Elisa avrebbe chiesto il rito abbreviato, forse sarebbe stato rinviato a giudizio. Sappiamo invece che il 1° febbraio Fabio Di Lello ha incontrato Italo D'Elisa, si sono detti qualcosa e poi ci sono stati gli spari. L'epilogo tragico di una brutta storia.