L'APPELLO

Coronavirus, l'ambasciata sulle aggressioni ai cinesi in Italia: "Basta con i pregiudizi"

Dopo gli ultimi episodi, arriva l'invito a fare attenzione alla sicurezza dei cittadini orientali che vivono e lavorano nel nostro Paese "evitando distinzioni": "Insulti e minacce non sono tollerabili"

13 Feb 2020 - 10:14
 © Afp

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Dopo gli ultimi episodi di aggressione, "nella comunità cinese si sta diffondendo il panico. Non per l'epidemia di coronavirus, ma per la sicurezza". Così l'ambasciata cinese in Italia ha invitato "gli amici italiani a fare attenzione alla sicurezza dei nostri connazionali che vivono e lavorano in Italia, di evitare pregiudizi, distinzioni, aggressioni. Insulti e minacce non sono tollerabili".

L'appello - Non solo un invito a evitare pregiudizi e minacce ma "un vero e proprio appello che voglio lanciare": è quello del dotto Zhang dell'ambasciata cinese, che ha accompagnato i 20 turisti orientali dimessi dall'ospedale Spallanzani di Roma, in favore di un atteggiamento rispettoso, tollerante e non dioscriminatorio verso i suoi concittadini. 

Il richiamo di Pechino - Non è di certo la prima volta, da quando hanno iniziato a diffondersi i timori legati al coronavirus, che la Cina chiede all'Italia un certo tipo di atteggiamento. Recentemente, ad esempio, Pechino ha invitato Roma "valutare la situazione in modo obiettivo e razionale", rispettando "le raccomandazioni autorevoli e professionali dell'Oms" e astenendosi "dall'adottare misure eccessive".

Infermiera Spallanzani: "Taxi e hotel hanno rifiutato i turisti cinesi" - Un episodio significativo, rispetto a quanto denunciato dall'ambasciata. è anche quello di cui ha parlato un'infermiera dello Spallanzani di Roma. I 20 turisti cinesi dimessi dall'istituto, infatti sarebbero potuti uscire anche la sera prima ma sono dovuti rimanere in ospedale perché nessuno li ha voluti. "Alcuni di loro volevano fare un giro per la città, ma i taxi, una volta capito che erano cinesi, rifiutavano la chiamata. E anche gli hotel erano stranamente tutti pieni. Sono stati costretti a rimanere qui", ha detto la donna. 

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