Pollice verso dai bagnini romagnoli: "Chi viene al mare vuole stare all'aria aperta e non in quello che assomiglia a un recinto per polli"
Altro che tre metri sopra il cielo. Ora i tre metri segneranno la distanza tra un ombrellone e l'altro. Forse non basteranno manco quelli per schermarsi dal pericolo coronavirus. Serviranno anche le barriere di plexiglass. Ecco come potrebbero essere le nostre vacanze al mare quest'estate. Almeno a giudicare dai primi progetti a cui stanno lavorando le associazioni dei balneari.
Non solo ombrelloni e sdraio isolati dal plexiglass. Gli accessi agli stabilimenti balneari saranno scaglionati e l'igienizzazione tecnologica dei locali comuni obbligatoria.
Le barriere sono state già progettate da alcune aziende che si sono messe a disposizione delle categorie del turismo proponendo le stesse protezioni installate nei supermercati. Per gli operatori turistici è facile prevedere una marea di prescrizioni: dall’accesso scaglionato alla spiaggia, all’installazione di dispenser d’igienizzante nei bagni, nei bar, negli ex spazi comuni. Senza dimenticare la necessità delle mascherine per stare all’aria aperta, la possibilità di scaglionare gli accessi in base alla fascia d’età e la prenotazione obbligatoria prima dell’accesso.
A proporre l'idea dei separé da spiaggia è un'azienda del Modenese. Si tratta di box trasparenti realizzati con pareti di plexiglas e profili in alluminio. I box sono quadrati, da 4,5 metri per lato con un “accesso” da un metro e mezzo. Bagnini e gestori di stabilimenti in Romagna sono contrari al progetto.
Bocciato senza se e senza ma dal presidente della cooperativa bagnini di Rimini, Mauro Vanni.
"Credo sia un'idea balzana dai costi improponibili. Voglio vedere chi si chiuderebbe in un recinto come questo, tra quattro pareti di plexiglas, sotto il sole cocente. Faremmo morire i nostri clienti di disidratazione. Chi viene al mare vuole stare all'aria aperta e non in quello che assomiglia a un recinto per polli".