Il Tribunale di sorveglianza ha concesso l'attività esterna dopo un primo rigetto del giudice. Il commento della madre di Chiara Poggi: "Dispiace sapere che chi ha ucciso nostra figlia sia già fuori"
Alberto Stasi è in carcere dal 2015 per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Ma da quattro mesi esce ogni giorno dalla sua cella e va a lavorare fuori dalla casa circondariale di Bollate per fare rientro la sera. Il 39enne, che sta scontando una condanna a 16 anni per il delitto del 13 agosto 2007 a Garlasco (Pavia), è stato ammesso dal Tribunale di sorveglianza di Milano al lavoro esterno.
Svolge quindi mansioni contabili e amministrative e deve attenersi a rigide prescrizioni sugli orari di uscita e di rientro in cella, sui mezzi di trasporto utilizzati, sugli itinerari dai quali non può discostarsi. La notizia è stata data dal Corriere della Sera, che espone la decisione finale dei giudici sulla sua richiesta di "lavoro esterno", accolta dopo un lungo iter giudiziario. Inizialmente infatti la richiesta di Stasi di esercitare un'attività fuori dalla cella era stata rigettata dalla giudice Maria Paola Caffarena perché le relazioni "si appiattivano sulle sole dichiarazioni del condannato, senza fornire tutti gli elementi criminologici indispensabili alla prognosi".
Aveva dato invece l'ok il Tribunale di sorveglianza che, pur definendo "legittimo l'atteggiamento di negazione", ha concesso l'attività di Stasi perché "confida che la riattivazione dei contatti con l'esterno e del gestire relazioni lavorative e personali possa favorire un più profondo scavo psicologico". E ha sottolineato di ravvisare che "mai come in questo caso la pena debba avere una finalità riparativa non solo esterna, oltre che preventiva".
Stasi era stato condannato nel 2015 dopo le assoluzioni, successivamente annullate, del 2009 e del 2011. Ora per lui la pena da scontare è di 16 anni, con la riduzione di un terzo per il rito abbreviato, per "omicidio semplice" dopo l'esclusione dell'aggravante della "crudeltà". A favore dei genitori di Chiara un milione di danni e 150mila euro di spese legali.
"Sapere che chi ha ucciso nostra figlia dopo sette anni già esce dal carcere, pur senza aver mai ammesso la sua responsabilità, spiace. Non sono notizie belle. Ma la legge è così e non possiamo farci niente. Del resto ci aspettavamo che un momento o l'altro avrebbe ottenuto questo beneficio". Rita Preda, la mamma di Chiara Poggi, commenta così la notizia del lavoro esterno di Stasi. "Non ne eravamo informati - aggiunge - non ci ha fatto piacere apprendere la notizia in questo modo. Avremmo voluto saperlo non dal giornale".
"C'è un tema di ammissione di responsabilità. Il primo giudice aveva negato il lavoro esterno perché Stasi non ha mai ammesso nulla. Altri tribunali non lo concedono se non risarcisci e non c'è un pentimento. Succede solo a Bollate e per i detenuti mediatici". Parla così l'avvocato Gianluigi Tizzoni, che assiste la famiglia di Chiara Poggi, sull'ammissione al lavoro esterno per Stasi.