La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo boccia la richiesta della difesa. L’imputato, condannato a 16 anni, sosteneva che il suo diritto a un processo equilibrato fosse stato violato, perché non sarebbe stato ascoltato un testimone "decisivo"
Infondato e irricevibile. La richiesta della difesa di Alberto Stasi non può essere accolta. La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo boccia il ricorso con cui si chiedeva di annullare la condanna definitiva a 16 anni di reclusione presentato da Alberto Stasi, l'ex studente della Bocconi che sta espiando la pena con l'accusa di aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi, a Garlasco (Pavia) il 13 agosto del 2007. Nel documento Stasi reclamva "una violazione del suo diritto a un processo equo, per quanto riguarda il principio della parità delle armi" lamentando che nel processo d'appello bis non sarebbe stato ascoltato un testimone "decisivo" a dire della difesa.
Per la corte, invece, la condanna si basa "su vari elementi di prova" e le dichiarazioni del teste agli inquirenti "lungi dall'essere decisive per determinare la responsabilità penale dell’interessato, sono semplicemente servite a corroborare tutte le prove a carico" si legge nella sentenza. In tal senso, l'ultima decisione della corte d'Assise d'Appello di non sentire nuovamente il testimone "non ha compromesso l'equità del procedimento penale a carico del ricorrente. Pertanto, il ricorso deve essere respinto in quanto manifestamente infondato".
Sul punto la Cassazione nel 2018 aveva già rigettato un ricorso straordinario. "Spero che questa decisione ponga una volta per tutte la parola fine a questa vicenda giudiziaria", ha il commentato l'avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia di Chiara Poggi.
Potrebbe chiudersi così quindi uno dei casi giudiziari più lunghi degli ultimi anni, mentre Stasi, oggi quarantenne, già da tempo beneficia del lavoro esterno fuori dal carcere di Bollate. Dovrebbe chiudere il suoi debito con la giustizia, scontando la pena, tra circa tre anni e mezzo.