Secondo il pm la professionista Paola Guerzoni avrebbe messo in atto un "piano precostituito" per aiutare la 39enne., ma lei non ci sta: "C'è un problema cognitivo consistente, per questo ho firmato la relazione"
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"Credo che sia arrivato il momento di dichiarare la mia totale e completa estraneità ai fatti" dice Paola Guerzoni, una delle psicologhe indagate nel processo Pifferi bis a Martina Maltagliati di "Quarto Grado". "Io ho dato la mia vita a San Vittore, ho fatto quello che dovevo fare" continua dando le spalle alla telecamera del programma di Rete 4.
"Alessia Pifferi è una delle persone più gravi che abbia visto a San Vittore", prosegue la donna che secondo il pm avrebbe, insieme ad altri psicologi e psicologhe, messo in atto un "piano precostituito" per aiutare la 39enne a processo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana nel luglio 2022 a far credere al perito che era "affetta da un ritardo mentale grave". "Con 107 ore di incarico mensili avevo una media sempre dagli 85 ai 120 colloqui, non ho mai sottratto dunque il mio impegno rispetto agli altri per la Pifferi" aggiunge Paola Guerzoni.
E sul test che attesta la Pifferi con un quoziente intellettivo di 40 riconosciuto come deficit gravissimo risponde: "C'è un problema cognitivo consistente, per questo ho firmato la relazione perché confermava quello che io avevo visto. Nessun testo è stato fatto di nascosto, non ho fatto nulla di male, l'ho trattata come una persona e ora la mia vita è distrutta" conclude la psicologa.