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Alessia Pifferi a processo, teste: più preoccupata per se stessa che per la bimba

Uno degli operatori del 118 davanti alla Corte d'Assise di Milano: "Quando sono arrivati i poliziotti l'ho vista più allarmata"

03 Lug 2023 - 13:59
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Alessia Pifferi era "più preoccupata per se stessa, ripeteva che non era una criminale, che era una brava mamma e che non aveva fatto niente". Lo ha detto uno degli operatori del 118 testimoniando al processo per l'omicidio della figlia Diana, la piccola di 18 mesi morta di stenti a Milano dopo essere stata lasciata in casa da sola per 6 giorni. "Quando sono arrivati i poliziotti l'ho vista più preoccupata", ha riferito il teste.

"Ha pianto, ma non come una madre straziata"

 Nella testimonianza alla Corte d'Assise di Milano, l'operatore del 118 ha raccontato il momento in cui il personale medico è intervenuto nell'abitazione di via Parea, il 20 luglio 2022, in seguito alla chiamata da parte di una vicina di casa. "La signora Pifferi era sul divano, non ricordo di averla vista urlare o disperarsi. In quel momento pensava molto a se stessa". Quando il medico, a sua volta sentito in mattinata, le ha comunicato della morte di Diana, "Alessia inizialmente ha pianto, ma non come una madre straziata".

"Aveva detto di aver lasciato la bambina a una babysitter"

 Sia agli operatori sanitari che alla vicina di casa, "Pifferi ha detto che era partita giovedì sera, lasciando Diana con una babysitter conosciuta 6 mesi prima. La mattina - ha spiegato una dei paramedici -, tornando a casa e non vedendo l'ora di rivedere la piccola, ha detto di avere trovato la porta e le finestre aperte e nessuno presente nell'appartamento. Diceva che in settimana c'erano stati diversi contatti con la babysitter, anche videochiamate, ma sul suo telefono non abbiamo trovato nulla. A me aveva detto che si chiamava Giovanna, successivamente Jasmine".

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