L'ultimo saluto ad Alex Marangon
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A Marcon l'addio al 25enne trovato morto dopo un rito sciamanico. Un ultimo saluto festoso, come i viaggi che amava fare
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Si è svolto nella chiesa dei Santi Patroni d'Europa di Marcon (Venezia) il funerale di Alex Marangon, il 25enne ritrovato morto dopo un rito sciamanico nei pressi di Vidor (Treviso). Per l'ultimo saluto, ad attendere la bara sul sagrato della chiesa c'erano i genitori e la sorella stretti in un abbraccio, e tante persone, soprattutto ragazzi. Un saluto particolare, fuori dagli schemi, tra musica e fumogeni. Un addio quasi festoso, come i viaggi che il ragazzo di Marcon amava fare.
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Prima è partita una compilation di musica amata da Alex Marangon poi, mentre il tamburo melodico in metallo ha fatto sentire il suo canto, gli amici hanno acceso fumogeni colorati e lanciato in aria terra indiana colorata secondo i riti orientali. Infine un liberatorio lungo applauso e qualche fischio da stadio mentre la bara cominciava il suo viaggio verso il cimitero per l'ultima benedizione.
Intanto, sul fronte delle indagini, parla Òscar Palet Santandreu, legale di Johnni Benavides e Sebastian Castillos, i due colombiani presenti al ritiro di appassionati di sciamanesimo tradizionale nell'abbazia di Santa Bona di Vidor. I due colombiani hanno dato la loro versione dei fatti raccontando che cosa sarebbe avvenuto durante il rito a cui Marangon ha partecipato. Come riporta Repubblica online, per i due Alex sarebbe morto in seguito a una caduta dopo aver lasciato in fretta la cappella dove si svolgeva la cerimonia di medicina amazzonica ed essersi perso nel bosco.
"Nessuno lo ha visto cadere, ma tutti hanno sentito un tonfo e un grido secco" aggiunge il difensore, che non vuole dire dove si trovino ora i suoi assistiti. "Per prudenza - afferma - preferiscono rimanere in un luogo in cui si sentono protetti". I due colombiani sostengono che "durante la cerimonia Alex era nervoso e agitato e, all'improvviso, è andato fuori dalla cappella, vicino al braciere". Benavides sostiene di averlo raggiunto "per chiedergli come si sentiva, ma non capiva che cosa Alex stesse dicendo. Per questo è rientrato a cercare il traduttore. Questione di attimi, poi quando sono tornati Alex è scappato nel bosco di corsa. Dopo poco tutti hanno sentito un tonfo e un grido secco". Alla domanda su cosa abbiano fatto a questo punto, il legale replica: "Era buio, non si vedeva nulla, sembrava corresse verso la terrazza. Sono andati tutti a cercarlo guidati da Alexandra Da Sacco (moglie di Giulio Da Sacco, proprietario dell'abbazia) che conosce ogni angolo del luogo".
Anche sulla questione del grido e del tonfo che si sarebbe udito, l'avvocato risponde: "Pensavano fosse soltanto inciampato in qualche arbusto, nulla di così tragico come poi si è scoperto. Non so dirle adesso il tempo esatto della ricerca". E anche sul perché siano spariti il 30 giugno all'arrivo delle forze dell'ordine la loro versione è che ritenevano che Alex "si sarebbe trovato di lì a poco, magari dietro a qualche cespuglio. Avevano degli impegni e se ne sono andati".
La versione dei due colombiani è che "nessuno lo ha visto cadere, ma tutti hanno sentito un tonfo e un grido secco che faceva pensare a una caduta". Il problema "è sorto nell'attimo in cui uno dei due colombiani è andato a cercare il traduttore perché ha perso il contatto visivo con lui e Alex all'improvviso è scappato nel buio. È una situazione che è andata fuori controllo ed è avvenuta molto rapidamente". Smentito infine l'uso di droghe durante il rito: "No, mi risulta una purga. Esistono diverse purghe che si utilizzano prima o in alternativa all'ayahuasca, non ne conosco il nome".