Coldiretti: il raccolto della frutta sarà compromesso per i prossimi cinque anni. Nelle aree colpite a rischio almeno 50mila posti di lavoro
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L'alluvione in Romagna avrà come conseguenza il fatto che almeno 10 milioni di piante da frutto dovranno essere estirpate in quanto irrimediabilmente danneggiate. A dirlo è Confagricoltura Emilia-Romagna, secondo cui a soffrire in particolare sono peschi e kiwi, i più sensibili al ristagno idrico, ma anche albicocchi, e questo in uno dei distretti agricoli che produce una grandissima parte della frutta che finisce nei mercati europei.
Coldiretti rincara la dose dicendo che in Emilia-Romagna "il raccolto della frutta sarà compromesso per i prossimi quattro o cinque anni perché l'acqua rimasta nei frutteti ha 'soffocato' le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare intere piantagioni". Inoltre, nelle aree colpite dall'alluvione "sono a rischio almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione".
Confagricoltura sottolinea che i danni si concentrano lungo l'arteria sommersa d'acqua che collega Bologna a Rimini, sfiorando il territorio del ferrarese. Il bilancio potrebbe anche aggravarsi, perché nella stima non sono incluse le colture arboree distrutte dalle frane o trascinate a valle dalla furia del fango, nelle aree collinari e pedemontane. Nelle prossime settimane rischia l'espianto un numero quattro-cinque volte maggiore: oltre 40 milioni di alberi da frutto delle specie più resistenti e robuste tra cui melo, pero, susino, ciliegio, olivo e vite.
Consistente, sottolinea Coldiretti, anche la produzione persa di mais, orzo, girasole, soia, erba medica e "molto rilevante dal punto di vista economico le colture da seme per cereali, bietole, girasole, erba medica e ortaggi con migliaia di ettari coltivati completamente coperti dal fango". Ai danni sulla produzione agricola si aggiungono quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse "senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali dove si moltiplicano frane e smottamenti", dice ancora Coldiretti.
Per questo "serve garantire l'arrivo degli aiuti nel minor tempo possibile e dare a queste zone martoriate la possibilità di riparare i danni e ripartire con la nomina di un commissario alla ricostruzione come ai tempi del terremoto", sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini sottolineando, in vista del Consiglio dei ministri, che "gli strumenti ordinari di intervento vanno attivati quanto prima, ma non sono sufficienti a garantire il salvataggio e la continuità delle filiere agricole del territorio colpito".
Si è aperta una voragine socio-economica e ambientale - commenta Confagricoltura - e occorrono non meno di 40-50mila euro a ettaro per reimpiantare un frutteto o un vigneto e diversi anni per arrivare alla piena produzione, fermo restando che è quasi impossibile reperire sul mercato un quantitativo così alto di piantine. Nel frattempo è già partita la gara di solidarietà fra agricoltori per portare soccorso e salvare il salvabile nei campi".