LA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE

Antimafia: "Massoneria interessa a Cosa Nostra e 'ndrangheta"

La presidente Bindi evidenzia come spesso il preteso rispetto delle leggi da parte della massoneria "si è rivelato più apparente che reale"

22 Dic 2017 - 10:59

    © ansa

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"Cosa Nostra siciliana e la 'ndrangheta calabrese da tempo immemorabile e costantemente fino ai nostri giorni nutrono e coltivano un accentuato interesse nei confronti della massoneria". Lo scrive la Commissione Antimafia nella relazione della presidente Rosy Bindi. "Da parte delle associazioni massoniche - si legge - si è registrata una sorta di arrendevolezza nei confronti della mafia".

La presidente Bindi evidenzia come in diversi casi non venga coltivato dalle obbedienze "il primario interesse alla impermeabilità dalle mafie" e come spesso il preteso rispetto delle leggi da parte della massoneria "si è rivelato più apparente che reale".

In particolare la relazione della Commissione parlamentare antimafia bacchetta "la segretezza, che permea il mondo massonico (e quello mafioso)... il segreto costituisce il perno di alcune obbedienze". Il documento parla di "un senso di riservatezza a dir poco esasperato".

L'insieme di queste regole viene "suggellata da una sorta di supremazia riconosciuta alle leggi massoniche rispetto a quelle dello Stato". "Peculiare appare il giuramento del Goi, il Grande oriente d'Italia, in cui l'affiliato e' tenuto a osservare la Costituzione "quasi si riservi un giudizio di legittimità costituzionale massonico sulle leggi che dunque non sono da rispettare sic et simpliciter ma solo se da essi ritenute conformi al dettato costituzionale". Sul fronte dei numeri emerge che degli oltre 17 mila iscritti nelle obbedienze esaminate nelle regioni Sicilia e Calabria, la gran parte, oltre 9 mila, insiste nelle logge calabresi; in Sicilia gli iscritti sono 7.819. Per uno su sei nominativi presenti negli elenchi (quasi 3 mila nomi) non è stato possibile procedere alla completa identificazione poiché mancavano dati anagrafici essenziali.

Oltre mille di questi 3 mila soggetti sono risultati anagraficamente inesistenti, altri 1800 privi di generalità complete, altri 80 indicati con le sole iniziali del nome o del cognome.

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