L'imprenditore condannato per omicidio volontario nonostante due perizie lo scagionassero
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Il pm aveva chiesto l'incriminazione per eccesso colposo di legittima difesa, dopo le perizie che lo scagionavano, ma il gip si è opposto e ha chiesto al pubblico ministero di riformulare l’accusa con l’ipotesi di omicidio volontario. Così Antonio Monella, un imprenditore di Arzano d’Adda, un paesino in provincia di Bergamo, è stato processato e condannato a 8 anni di reclusione per aver sparato a Elvis Hoxa, un rapinatore albanese di 19 anni.
Una sentenza che pesa come un macigno su Monella, sposato e padre di due figli e che ora spera nel giudizio di secondo grado.
L’uomo, che in questi anni non ha mai voluto parlare davanti alle telecamere, ha rotto per la prima volta il silenzio e, in esclusiva, al microfono del cronista di News Mediaset Enrico Fedocci, ha raccontato come sono andate le cose quella maledetta notte nell’estate del 2006: “Mi sono solo difeso. Ho sparato per errore. Sono inciampato ed è partito un colpo. Peraltro, ho colpito la macchina su cui era salito il ragazzo. E lui è stato colpito. Solo una tragica fatalità”.
Due perizie chieste dai magistrati ammettono che potrebbe essersi trattato solo di una disgrazia. Nonostante tutto il rinvio a giudizio per omicidio volontario e la condanna.
“In casa c’erano mia moglie e i miei figli, al piano terra mia madre. Si metta nei panni di una persona che si sveglia nel cuore della notte e trova in casa un rapinatore. Ci siamo tutti spaventati”.
E dopo la sentenza un pensiero è rivolto anche alla vittima: “Tante volte ho pensato a lui. E mi dispiace davvero tanto che sia morto. Ma non è stata una cosa voluta. Inoltre, i suoi complici lo hanno abbandonato su una panchina e se l’avessero portato subito in ospedale, magari ora lui sarebbe vivo”