I RISCHI DELLA LOTTA ALL'OBESITA'

Roma: morti tre giovani, aperta un'inchiestasu una sostanza per combattere l'obesità

Sotto accusa la Fendimetrazina, vietata da qualche mese perché ritenuta pericolosa

18 Nov 2011 - 09:31
 © Ansa

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Una sostanza per combattere l'obesità è finita sotto accusa nell'inchiesta aperta dalla Procura di Roma in relazione alla morte di tre giovani, un uomo e due donne, che avevano fatto uso di questo farmaco. I pm stanno accertando l'eventuale omesso controllo sulla commercializzazione, l'utilizzo e la prescrizione di un medicinale noto come Fendimetrazina.

Si tratta di una sostanza anoressizzante che è stata vietata negli ultimi mesi dal ministero della Salute in quanto ritenuta pericolosa. I tre giovani deceduti sono morti negli ultimi anni dopo aver fatto uso di quel farmaco. Tra i casi finiti nel mirino, anche quello di Silvia Lolli, che fu seguito con attenzione dai media.

La Fendimetrazina è una sostanza che si accompagna ad altri farmaci nella lotta all'obesità, ma negli ultimi tempi è finita al centro di vari esami a livello ministeriale culminati, il 2 agosto, nel decreto che ne ha sancito la pericolosità. Inoltre l'anoressizzante è stato inserito nella tabella 1 delle sostanze stupefacenti.

L'associazione dei farmacisti ha impugnato il provvedimento al Tar del Lazio, ma il procedimento non è stato ancora incardinato. Quindi il divieto d'uso è ancora in vigore. A provocare in particolare l'inchiesta del pm Francesco Dall'Olio, con il coordinamento del procuratore aggiunto Leonardo Frisani, sulla sostanza, è stato l'ultimo decesso in ordine di tempo: quello di una persona (al vaglio di un altro magistrato) avvenuto il 9 settembre.

Le indagini puntano a verificare se l'uomo abbia reperito la sostanza durante il periodo di divieto di commercializzazione o se ne fosse in possesso da prima. Gli altri due casi riguardano un giovane, vicenda sfociata nel rinvio a giudizio del medico curante (processo per omicidio colposo fissato a marzo), e Silvia Lolli, morta nell'aprile 2003 in seguito a un attacco d'asma provocato dall'assunzione di sostanze dimagranti. Una ginecologa e due farmacisti finiti sotto processo furono condannati in primo grado a un anno e otto mesi di reclusione.

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