Il responsabile dell'esperimento: "La fine non è ancora arrivata"
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"Non è stato un errore, la parola fine non è ancora arrivata". Così il fisico responsabile dell'esperimento Opera, Antonio Ereditato, ha commentato la notizia dell'anomalia strumentale nella misurazione della velocità dei neutrini. "Occorre verificare se il problema nel collegamento di una fibra ottica al computer sia davvero all'origine della misura che indicava i neutrini più veloci della luce", ha spiegato lo scienziato.
"Come abbiamo avuto i nostri dubbi all'inizio, li abbiamo ancora. Abbiamo lavorato intensamente per cerca la causa di questa anomali", ha detto Ereditato riferendosi alle prime misure secondo cui i neutrini battevano la velocità della luce. "Abbiamo fatto, rifatto e ancora rifatto tutti i test possibili e ogni volta si imparava qualcosa di più. Abbiamo cercato a tappeto, esaminando tutti gli aspetti possibili, e alla fine abbiamo trovato due effetti".
Il primo riguarda la calibrazione dell'orologio atomico utilizzato nell'esperimento: una prima anomalia "a favore" delle misure di settembre, poiché in base ad essa i neutrini risultano essere più veloci. Il secondo effetto è invece in contraddizione con le misure di settembre: "è un effetto molto sottile, legato alla trasmissione del segnale dalla fibra ottica all'elettronica di acquisizione dei dati".
In condizioni normali la connessione di questo cavo ha due stati: on e off. "Lo utilizziamo da anni e in passato ha sempre funzionato correttamente. Ma poi - ha spiegato Ereditato - è successo qualcosa per cui la connessione non era né accesa né spenta, ma in una posizione intermedia. Adesso - ha aggiunto - abbiamo il potenziale sospetto che questo effetto possa essere stato attivo mentre prendevamo i dati sui neutrini".