Un giudice ha dato ragione ad un ambulante di Martinafranca che aveva fatto "13" ma era stato accusato di truffa. Ma il Coni annuncia ulteriore battaglia
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Un commerciante ambulante di Martina Franca (Taranto) potrà riscuotere una vincita al Totocalcio dopo 30 anni. All'epoca un miliardo di lire, oggi due milioni e 344mila euro. Lo ha stabilito il Tribunale civile di Roma, dopo un'infinita serie di processi. L'uomo, Martino Scialpi, di 59 anni, è stato scagionato dall'accusa di truffa: aver rubato il bollino che si incollava sulla schedina per convalidarela. Ma il Coni: "Provvedimento provvisorio".
La vicenda inizia il 1° novembre del 1981 quando Martino Scialpi realizzò un 13 al Totocalcio da poco più di un miliardo di lire. Ma da quel momento iniziò il calvario: la titolare della ricevitoria in cui fu effettuata la giocata smarrì la matrice della schedina e lui fu accusato di furto, truffa aggravata, falsità materiale e violenza privata. Cioè di aver rubato con la forza il bollino che allora si incollava sulla schedina per dimostrare la giocata alla ricevitoria.
Così è cominciata una lunghissima battaglia contro il Coni dentro e fuori dalle aule dei tribunali che si è conclusa dopo ben 30 anni. L'imbroglio non è stato suo ma del Coni. Il giudice Alfredo Matteo Sacco ha disposto una ingiunzione di pagamento di due milioni e 344mila euro nei confronti del Coni, che dovrà provvedere immediatamente.
Scialpi nel frattempo ha avuto la vita stravolta, un "calvario devastante" dice. Per seguire la vicenda giudiziaria con le mille udienze civili e penali ha perso il lavoro. "Ho perso la pace e la famiglia. Ho trascorso più tempo in tribunale che altrove. E l’ho pagata. Ci ho rimesso la famiglia" dice a La Stampa. Oggi il commerciante è separato dalla sua prima moglie, ha una nuova compagna e tre figli. Dopo 30 anni quasi non ci crede e aspetta a festeggiare: "Quei soldi voglio vederli davvero". La sua felicità si mescola alla rabbia di avere ottenuto giustizia dopo così tanto tempo. Il su avvocato, Donato Muschio, intende chiedere anche danni per 13 milioni di euro.
Ma il Coni non ci sta. La società fa sapere con una nota che si tratta di "un provvedimento provvisorio, in attesa che si tenga, tra pochi giorni, l'udienza di trattazione dell'istanza con cui il Coni ne ha chiesto la revoca. Il signor Scialpi - precisa il Coni - è sempre uscito soccombente da tutte le cause intentate al Coni negli ultimi 30 anni. Pretese analoghe a quelle attuali sono state già respinte dal Tribunale di Roma nel 1983 e dalla Corte d'appello di Roma nel 1985, con sentenza passata in giudicato. Avverso tale pronuncia il signor Scialpi ha proposto ben tre domande di revocazione, tutte respinte dalla Corte di Appello di Roma, con sentenze confermate dalla Cassazione (da ultimo nel gennaio 2012)". La battaglia, quindi, non sembra ancora finita.