VERBA VOLANT

Distribuiva lauree ai vip per attirare vittime, ma era una truffa: scoperto ateneo fantasma

Sequestrato dalla GdF il sito web della finta università. Tra le vittime Buttiglione e Banfi

23 Mar 2012 - 08:49
 © Da video

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L'apertura dell'anno accademico si teneva addirittura a Roma negli immobili della Camera, con tanto di rettore in ermellino e stampa a immortalare l'evento. Peccato che l'ateneo, il "Giovanni Paolo I", non esistesse. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza che su mandato della procura di Santa Maria Capua a Vetere ha sequestrato il sito della fantomatica università. Tra le vittime anche molti vip, insigniti di una falsa laurea honoris causa.

L'ateneo, che non ha alcun legame ha con il Vaticano e che di Papa Luciani sfruttava solo il richiamo, cercava di attrarre l'attenzione di professionisti e imprenditori allettati dalla possibilità di "completare" gli studi in modo rapito, versando poche migliaia di euro. Tutto era stato architettato in maniera da non destare sospetti: l'università non solo vantava nomi illustri tra i suoi laureati, ma anche strutture didattiche e scientifiche, con tanto di facoltà, dipartimenti e scuole di specializzazione. Solo sulla carta, però. Gli uffici del rettorato avevano sede in un appartamento vuoto di Latina.

Ad accreditare la posizione dell'illustre struttura, non mancavano le cerimonie pubbliche, sempre affollate di giornalisti, nelle quali si distribuivano lauree honoris causa a personaggi noti come l'onorevole Rocco Buttiglione, il vescovo emerito di Acerra monsignor Riboldi e l'attore Lino Banfi, tutti inconsapevoli di quanto stesse accadendo. Così si stringevano legami con nomi illustri del panorama politico, ecclesiastico e culturale italiano, per poi trarne dei benefici.

A guidare l'università era il prof. cav. Luciano Ridolfi, ovviamente anch'egli laureato, ma nel fantomatico ateneo svizzero di Jerisau. Già dal giugno del 1993 l'Ateneo fantasma era stato diffidato dal ministero dell'Istruzione e dell'Università dal proseguire le attività. La "Giovanni Paolo I" era stata anche inserita nella "black-list" delle organizzazioni che rilasciavano titoli di studio senza nessun riconoscimento nell'ordinamento universitario italiano.

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