Sabrina Misseri, in carcere con l'accusa di aver ucciso la cuginetta, racconta a Tgcom24 la sua vita in cella, i suoi pensieri e le sue emozioni
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Dal carcere, dov'è rinchiusa con l'accusa di aver ucciso la cuginetta Sarah Scazzi, Sabrina Misseri parla con Tgcom24 attraverso uno dei suoi legali, Nicola Marseglia, e racconta di sé, della vita in cella, di Sarah, del padre Michele e delle accuse che le vengono mosse.
La vita in carcere
"Spero di reggere fino in fondo - dice Sabrina -. Mi sforzo di partecipare alle attività programmate dall'istituto. Ho letto gli atti processuali che mi sono stati notificati. Ho letto qualche libro (la biblioteca dell'istituto è comunque ubicata nella sezione maschile)".
Il cambiamento
"La mia vita - prosegue - è cambiata completamente. Ti colpisce qualcosa della quale non ti sai dare una ragione, è peggio di una malattia che ti viene improvvisamente ma che almeno puoi riuscire a spiegarti perché".
Ivano, il presunto movente
Sabrina sottolinea di non avere "Nessuna ossessione. Ivano mi piaceva, ero attratta da lui, avrei voluto avere una storia con lui, niente di più e niente di meno. Eravamo e siamo rimasti amici anche quando mi sono resa conto che non c'era la possibilità di trasformare l'amicizia in un sentimento più impegnativo. Fino a quando sono stata ad Avetrana abbiamo continuato a frequentarci, senza equivoci, come amici. Non ho mai nascosto nulla a nessuno; i nostri amici, soprattutto quelli con i quali mi conosco da anni (Alessio, Angela, Liala) sapevano benissimo quale era la reale natura dei nostri rapporti, seppure senza che io lo avessi desiderato erano venuti a conoscenza anche dei dettagli più intimi e riservati, non c'erano segreti. Ho sentito e continuo a sentire al dibattimento tante assurdità su questo rapporto, sulla mia gelosia morbosa per Ivano, per Sarah, su presunti violenti litigi, ogni piccola cosa è stata gonfiata oltre ogni ragionevole contatto con la realtà".
La serata a luci rosse con Ivano
Per l'accusa la conferma del fatto che la figura di Ivano sia il movente è nel fatto che in paese iniziava a girare la voce della serata hot in auto dei due giovani. Ma Sabrina smentisce seccamente. "L'episodio al quale si fa riferimento - spiega - non è avvenuto a giugno ma ad agosto 2010. Sarah non c'entra niente in ordine alla sua diffusione e glielo dissi chiaramente ad Ivano con il quale mi ero lamentata della mancanza di riservatezza. La responsabilità maggiore è di mio cugino Claudio, per quella sua incorreggibile abitudine di intromettersi nei fatti degli altri, di assumere un ruolo che non gli compete e che anche in questo caso non gli era stato richiesto".
Una sorella minore
"Sarah era per me una sorellina minore - prosegue la ragazza -. Stava sempre con me, quando lavoravo, la sera quando uscivamo con gli amici, era attaccata a me, faceva anche la doccia insieme a me. Io le ho solo voluto bene. Su questo non dovrebbero esserci dubbi, era noto a tutti, e lo ha confermato anche zia Concetta". Alla cuginetta la ragazza confessa di pensare molto: "Mi capita spesso di pensare a Sarah - rivela -. Tutti i ricordi che ho di lei sono intatti. Mi vengono in mente tanti piccoli episodi della nostra vita".
Il padre, Michele, e la confessione che la accusa
Quando ha saputo della confessione del padre, "rifiutavo di credere che potesse essere stato lui, mi sembrava incredibile, ho persino esternato questa mia disperata convinzione, ma anche questo è stato rigirato contro di me in maniera assurda, come del resto è avvenuto per altre circostanze. All'inizio aveva convinto tutti, inquirenti compresi, poi è cambiato qualcosa. Sarebbe importante approfondire, anzi chiarire definitivamente questo aspetto e mi auguro che ciò avvenga nel corso del processo. Con mio padre durante la prima udienza vi è stato solo uno sguardo fugace. Non ho pensato a nulla, ero disorientata, chiusa nella gabbia con mia madre, volevo sparire, mi sono fatta forza e sono andata avanti fino alla fine".
Zia Concetta, la mamma di Sarah
"Io penso che zia Concetta non è convinta fino in fondo, che non ha certezze circa la mia responsabilità e quella di mia madre. Ho già detto che sono pronta ad incontrarla quando lo vorrà, anche subito. Io la aspetto. Le risponderei a qualunque domanda".
Le accuse della gente
"Io non giudico nessuno - sottolinea Sabrina * anche se nei miei confronti è avvenuto esattamente il contrario. Comunque ho letto e ascoltato tante falsità, all'inizio mi sembrava di impazzire ora mi sono quasi abituata. Mi fa paura il pregiudizio. Mi fa paura che possa influenzare la decisione. Ci sono tanti casi di persone ingiustamente condannate e riabilitate dopo anni di ingiusta sofferenza. Spero che non accada a me". Ma in futuro, "se sarò assolta tornerò ad Avetrana. Non dovrei essere io a nascondermi".
Il processo mediatico
"Quello che hanno fatto le televisioni ed i giornali in questa vicenda - conclude la giovane - va oltre ogni immaginazione. Anche oggi, i resoconti delle udienze sono sfacciatamente fuorvianti, riportano pressoché il contrario di ciò che è avvenuto o è stato detto in aula, da restare allibiti. Nonostante il divieto di riprendermi le mie immagini nell'aula della Corte di Assise sono state trasmesse via internet ed in televisione per soddisfare morbose curiosità".