Sardegna, i 40 minatori restano asserragliati nel pozzo. Protestano per difendere il loro lavoro
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Seconda notte sotto terra per i lavoratori della miniera di carbone Carbosulcis, a Nuraxi Figus, in Sardegna. La protesta va avanti, mentre crescono gli attestati di solidarietà verso i minatori in lotta. A comunicare che la mobilitazione non si ferma sono stati i delegati della Rsu, durante la riunione informativa con cui sono stati riferiti i risultati del vertice a Cagliari, nella sede della Regione.
Per i prossimi giorni, i sindacati stanno pensando di organizzare un'assemblea generale nel piazzale antistante, con i lavoratori di tutte le fabbriche, i commercianti e i cittadini del Sulcis Iglesiente.
Enel: "Stiamo onorando contratto acquisto carbone"
Enel sta onorando il suo contratto per acquisire carbone dalle miniere del Sulcis e la produzione degli impianti sardi di Enel, che producono solo un quinto dell'energia elettrica dell'isola, "risente della congiuntura di mercato, che vede contrarsi la domanda a fronte di un'offerta sempre più numerosa, anche dei principali operatori stranieri". Lo precisa il gruppo elettrico in una nota in cui si augura che le vertenze dei minatori del Sulcis e dei lavoratori dell'alluminio sardi trovino in breve uno sbocco positivo. Enel ricorda anche che, per quanto riguarda il progetto integrato del Sulcis con cattura e sequestro della Co2, "la Regione ha la responsabilità di promuovere un bando di gara internazionale per l'assegnazione del progetto. In questo contesto, quindi, Enel non potrà essere in nessun caso un interlocutore privilegiato". Riguardo al possibile finanziamento della Commissione Europea, Enel precisa che il progetto di cattura e sequestro della Co2 da applicare nella centrale di Porto Tolle (che prevede la conversione da olio combustibile a carbone pulito per altro ancora in via di autorizzazione), non è in competizione con quello eventuale del Sulcis.
L'occupazione nella notte di domenica
I lavoratori della Carbosulcis restano dunque a 373 metri di profondità. dopo l'occupazione di un pozzo avvenuta verso le 22,30 di domenica sera. Gli occupanti sono un gruppo di una quarantina di minatori e non hanno nessuna intenzione di fermarsi, finché il governo non sbloccherà il progetto di rilancio della miniera con la produzione di energia pulita dal carbone attraverso la cattura e lo stoccaggio di Co2 nel sottosuolo.
Sotto terra anche l'esplosivo
All'interno c'è anche dell'esplosivo, oltre 600 chili, utilizzato dai minatori durante le lavorazioni e ora "sequestrato" dagli occupanti. In passato la miniera, che è ancora attiva e occupa attualmente 463 lavoratori, era stata occupata altre tre volte: nel 1984, nel 1993 e nel 1995, quando i lavoratori rimasero asserragliati in galleria per 100 giorni.
Adesso per loro c'è la solidarietà di tanti lavoratori sardi in difficoltà come loro e di numerosi politici, di tutti gli schieramenti. Anche loro, come i lavoratori dell'Alcoa di Portovesme, non hanno intenzione di arrendersi. E lo hanno ribadito anche nell'incontro con i sindaci del territorio. "Chiediamo che la politica dia risposte, senza il bando internazionale nessuno può darci certezze, senza il progetto integrato siamo tutti rovinati", taglia corto Stefano Meletti della Rsu. "La protesta andrà avanti, noi ci stiamo battendo per difendere la miniera e il nostro futuro".
Solidarietà in miniera
Con loro, a quasi 400 metri sotto terra era sceso ieri mattina anche il deputato iglesiente del Pdl, Mauro Pili. Una protesta in sostegno della vertenza dei lavoratori sino a quando, ha fatto sapere,"non sarà convocata la Camera per affrontare l'argomento".
Contemporaneamente a Cagliari, nella sede della Regione Sardegna, si svolgeva un tavolo con i sindacati al quale ha preso parte anche una delegazione dei minatori in lotta. "La strada per il rilancio della miniera di Nuraxi Figus - ha detto al termine l'assessore regionale dell'Industria Alessandra Zedda - è il progetto integrato di cattura e stoccaggio della Co2. Il Sulcis non può privarsi di questa opportunità. Chiederemo al governo l'applicazione della Legge 99 del 2009, che prevede la realizzazione di una centrale termoelettrica basata sulle tecnologie Ccs (Carbon Capture and Storage). E' nostro compito convincere il ministero del fatto che l'investimento è garanzia di innovazione, sviluppo e occupazione per il territorio".
E della vertenza Carbosulcis si parlerà anche oggi in Consiglio regionale, già convocato in seduta straordinaria per discutere del futuro dell'Alcoa. "Il rischio di perdere oltre 1.500 buste paga, tra Alcoa e Carbosulcis, è concreto, ed è inammissibile che il gverno non consideri con la necessaria e doverosa attenzione l'emergenza Sulcis-Iglesiente", ha chiosato la presidente dell'assemblea sarda Claudia Lombardo.