LUCE SUL DECESSO

I periti: "Cucchi è morto per denutrizione""Colpevoli i medici dell'ospedale giudiziario"

Secondo gli esperti della III Corte d'assise è impossibile accertare se le ferite sul corpo del giovane, deceduto nel 2009, siano state causate da una caduta accidentale o da un'aggressione. Per i tecnici fu dunque il personale dell'ospedale a "non trattare il paziente in maniera adeguata"

13 Dic 2012 - 13:36
 © Ansa

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Stefano Cucchi morì per grave carenza di cibo e liquidi. E' questa la conclusione, depositata oggi, dei periti incaricati dalla III Corte d'assise di Roma di accertare le cause della morte del geometra, morto nel reparto detenuti dell'ospedale Pertini una settimana dopo il suo arresto. Al processo sono imputati sei medici, tre infermieri e tre agenti della polizia penitenziaria.

La perizia redatta dal gruppo di lavoro dell'Istituto Labanof di Milano è stata depositata una settimana prima della prossima udienza. "In definitiva - si legge - la causa della morte, per univoco convergere e dei dati anamnestico-clinici e delle risultanze anatomopatologiche, va identificata in una sindrome da inanizione". Ossia la sindrome "sostenuta da mancanza (o grande carenza) di alimenti e liquidi".

Il quadro traumatico osservato invece "si accorda sia con un'aggressione, sia con una caduta accidentale, né vi sono elementi che facciano propendere per l'una piuttosto che per l'altra dinamica lesiva".

"I medici determinarono il decesso di Stefano"
Dall'analisi dei periti emerge dunque che a determinare il decesso del giovane, morto il 21 ottobre del 2009, furono i medici dell'ospedale giudiziario di Roma, Sandro Pertini. "I medici del reparto di medicina protetta del nosocomio, non trattando il paziente in maniera adeguata, ne hanno determinato il decesso", è scritto nel rapporto. I dottori infatti non informarono Cucchi correttamente sul suo stato di salute e sulla prognosi inevitabilmente infausta nel caso egli avesse persistito nel rifiutare cibi e liquidi".

"Doveva essere trasferito in terapia intensiva"
Stefano Cucchi doveva "essere trasferito in terapia intensiva". Si legge sempre nella perizia. ''Un trasferimento e un trattamento immediato avrebbero probabilmente consentito di recuperare ancora il paziente - affermano i periti -. E' intuibile che se il trasferimento del paziente fosse stato rimandato le sue possibilità di sopravvivenza si sarebbero proporzionalmente e progressivamente ridotte, fino a raggiungere livelli molto bassi in data 20 ottobre e ad annullarsi in data 21 ottobre''. ''L'allarme rosso era in atto con gli esami del 19 ottobre 2009 e da questo momento il Cucchi per avere un trattamento appropriato, doveva essere trasferito in una struttura di terapia intensiva'', concludono.

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