E' l'impietosa fotografia scattata da Reporters sans frontières sull'informazione nel mondoIl pessimo piazzamento del nostro Paese dipende dal reato di diffamazione non depenalizzato
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Italia 57esima nella speciale classifica sulla libertà di stampa redatta anche quest'anno da Reporters sans Frontières. Praticamente dopo Botswana e Niger. Tutta colpa dela "cattiva" legislazione sulla stampa, in particolare della diffamazione che deve essere ancora depenalizzata. Secondo la fotografia scattata dall'Ong internazionale, nel nostro Paese si farebbe un "pericoloso uso delle leggi bavaglio".
Sei i criteri presi in considerazione nel report per giudicare il tasso di libertà di stampa dei differenti paesi: pluralismo, indipendenza dei media, casi di autocensura, situazione legale, trasparenza e infrastrutture informative.
I primi posti della speciale classifica sulla libertà di stampa stilata da Reporters sans Frontières vengono conquistati dai paesi del Nord Europa: Finlandia, Paesi Bassi e Norvegia. In coda invece,s i piazzano Eritrea, Corea del Nord e Turkmenistan. Siria, Somalia, Iran, Cina, Vietnam, Cuba, Sudan e Yemen completano la lista dei paesi i meno rispettosi della libertà di stampa su 179 stati passati in rassegna.
Vedono peggiorare i propri piazzamenti diversi paesi: il Mali che precipita al 99esimo posto (74 posizioni più in basso rispetto al rapporto 2011); la Turchia (154esimo posto) si presenta oggi come la prima prigione al mondo per i giorhnalisti, in particolare per quelli che sviluppano e divulgano interpretazioni non autorizzate sulla questione curda.
L'Ong rileva allo stesso tempo dei moderati miglioramenti nella situazione di altri Stai come il Malawi (che si colloca comunque 75esimo), la Costa d'Avorio (che guadagna 63 gradini e arriva alla posizione 96esima), la Birmania (151esima, più 18 posizioni).
In Asia le situazioni più critiche sono quelle rappresentate da India e Cina. L'India è 140esima e ottiene il peggior risultato dal 2002 a causa delle forti restrizioni a internet. La Cina (174esima) non mostra alcun miglioramento con un numero ancora troppo grande di giornalisti e utenti della rete imprigionati oppure censurati.
Reporters sans Frontières sottolinea anche che il giro di vite repressivo attuato dal presidente russo Vladimir Poutin fa perdere sei posizioni alla Russia che scivola al 148esimo posto. Il rapporto, infine, stima che se i 16 paesi dell'Unione europea figurano sempre nei primi trenta posti della classifica, il modello europeo si erode.
Leggi qui il report integrale.