IL PROGETTO

"Sogno di fare l'assistente sessuale"

Niki ha 25 anni e vive a Berlino: "Qui questa figura è riconosciuta e io sono pronta a studiare per poter praticare la professione"

07 Feb 2013 - 15:06
 © Dal Web

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Niki è una ragazza italiana di 25 anni e vive a Berlino, dove lavora e studia il tedesco. Fra i progetti futuri c'è quello di frequentare una scuola per diventare assistente sessuale per le persone disabili. "In Germania esistono corsi per ogni attività professionale e anche per questa - racconta -. Dopo aver letto un articolo sull'argomento, ho capito che era quello che avrei voluto fare".

Ma cos'è l'assistenza sessuale? Lo spiega Giulia Garofalo Geymonat, ricercatatrice all'università di Lund:"E' una forma di accompagnamento erotico per aiutare le persone a scoprire il proprio corpo attraverso la relazione con l'altro o l'altra, come una sorta di sperimentazione che dovrebbe condurre a una maggiore autonomia e stima di sé. Può consistere per esempio in massaggi, carezze, giochi di scoperta del corpo e della sessualità in senso ampio, quindi non solo e non necessariamente genitale". Questo tipo di figura è già presente in alcuni Paesi come "Danimarca, Svizzera, Olanda, Germania e Austria - continua la dottoressa Garofalo Geymonat -. Negli altri Paesi, l'assistenza sessuale esiste in forme non riconosciute e semi-illegali, e viene fornita da persone che non hanno potuto seguire corsi specializzati, normalmente sex workers con una particolare sensibilità ed esperienza con le persone disabili. Tuttavia, questa semi-illegalità e legame forte con l'industria del sesso ne limitano fortemente l'accesso, soprattutto, ma non solo, per le donne disabili".

Il mancato riconoscimento in Italia della figura dell'assistente sessuale è cosa nota a Niki che solo in Germania potrà realizzare il suo progetto, seguendo un corso per questa professione. 

Niki, lei ha già avuto esperienze come assistente sessuale?

"Non ancora. La mia esperienza con la disabilità e l'assistenza è stata di breve durata ed ormai poco recente: ho fatto volontariato nel baby-sitting di bambini piccoli non udenti dai 15 ai 17 anni.

Quali sono le caratteristiche che deve avere un'assistente sessuale?
"Credo che debba possedere una giusta dose di apertura mentale e serenità sia verso la propria sfera sessuale sia quella altrui. Anche il desiderio di poter aiutare, se possibile, chi ha bisogno immagino sia un altro requisito base per questa professione".

Non ha paura del pregiudizio?
"La mia famiglia è molto aperta mentalmente e mi ha sempre sostenuta nelle mie scelte, fidandosi del mio giudizio.Tra alcuni miei amici c'è stata un po' di perplessitá iniziale, subito sostituita da confronto di idee ed appoggio nei miei confronti. Altri invece mi hanno mostrato appoggio senza alcuna esitazione.Sono una persona consapevole delle proprie decisioni e non sento l'esigenza di ricercare consensi nel mio prossimo".

Non teme il confronto con la prostituzione?
"Temere non è un verbo che mi rappresenta. Non mi piace partire in maniera prevenuta con pensieri negativi come la paura di essere paragonata ad una prostituta. Innanzitutto, perché non ho il tabù della prostituzione tant'è che lo vedo un mestiere come un altro. Secondo me sia la prostituzione sia l'assistenza sessuale hanno a che vedere con uno dei bisogni primari dell'essere umano, il che significa soddisfare un'esigenza fisiologica naturale".

Ha pensato alle implicazioni emotive? O alle difficoltà nell'entrare in contatto con determinate disabilità?
"Non mi spaventa la difficoltà che ogni disabile andrebbe a presentare, né l'affetto che potrei provare, visto che sono umana e andrò a rapportarmi con i miei simili. Spero solo di saper gestire il tutto al meglio. Infatti vorrei poter riuscire a prendere le distanze emotivamente ogni qual volta terminerò le sedute, evitando di restare troppo coinvolta empaticamente con il famoso burnout, pur avendolo già un po' messo in conto.

Credo che una formazione sia necessaria e fondamentale perché la figura dell'assistente sessuale dovrebbe essere in grado non solo di interagire con le richieste e la componente prettamente psico-fisico-sessuale del ricevente, ma anche comprendere le cure alle quali il disabile è sottoposto e cooperare in una fruttifera sinergia con altre figure professionali e non (come i familiari) che seguono la persona diversamente abile".

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