IL GIALLO DI BREMBATE

Giorgio Napolitano scrive ai pm: "Informate la famiglia di Yara sulle indagini"

La replica della procura di Brescia: "Non abbiamo mai fatto mancare la collaborazione e le informazioni coi parenti della vittima"

08 Feb 2013 - 08:36
 © Ap/Lapresse

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"Non c'è stata carenza di collaborazione o di notizie" tra inquirenti e la famiglia di Yara Gambirasio, lo scrive il procuratore generale di Brescia Guido Papalia, dopo aver raccolto informazioni dai suoi colleghi bergamaschi. Il pm ha così risposto al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che aveva sollecitato informazioni sulla vicenda dopo l'accorata lettera della madre di Yara.

La Presidenza della Repubblica era stata interessata dalla madre di Yara, Maura Panarese, che aveva scritto direttamente al presidente Giorgio Napolitano, lamentandosi di una scarsa collaborazione da parte della Procura di Bergamo nelle indagini con il legale e il genetista nominati dai famigliari.

La lettera, dello scorso 11 dicembre, a firma del segretario generale della Presidenza, Donato Marra, al pg, preso atto delle lamentele di Maura Panarese, concludeva: "Sarò grato se, nell'ovvio rispetto della normativa vigente in materia, vorrà fornire ogni utile e consentita notizia sulla vicenda giudiziaria". Un invito, quindi, al procuratore generale di Brescia, che "sorveglia" tutte le indagini nel distretto di Corte d'appello, a fornire al Quirinale ragguagli sull'effettiva esistenza di questa incomprensione tra parte offesa e inquirenti.

Per il Pg, che ha raccolto informazioni dal procuratore di Bergamo, Francesco Dettori, e dal pm titolare dell'inchiesta, Letizia Ruggeri, questa carenza non c'è stata: "I colleghi di Bergamo - ha spiegato Papalia - mi hanno assicurato che tutte le informazioni possibili sono state fornite alla famiglia Gambirasio e di essere sempre disposti ad accogliere i suggerimenti della famiglia. Così come mi hanno assicurato come prosegue l'impegno nelle indagini che non è mai venuto meno".

Indagini che, in due anni, non hanno ancora trovato un responsabile. Il 14 febbraio, davanti al gip di terrà l'udienza in cui si discuterà l'opposizione all'archiviazione presentata dalla famiglia di Yara della posizione di Indagini che, in due anni, non hanno ancora trovato un responsabile. Il 14 febbraio, davanti al gip di terrà l'udienza in cui si discuterà l'opposizione all'archiviazione presentata

dalla famiglia di Yara della posizione di Mohamed Fikri, il marocchino inizialmente fermato per l'omicidio ma poi scarcerato (il fermo è anche stato annullato dalla Cassazione). Per tre volte la Procura ha presentato la richiesta di archiviazione e per due volte il gip non l'ha accolta, disponendo nuovi accertamenti.

Sei consulenti del pm e uno della difesa, hanno ritradotto quella frase che aveva portato in carcere l'immigrato: "Allah mi perdoni, non l'ho uccisa io". E' risultato, in realtà, che si trattata di un'imprecazione perché un suo debitore non rispondeva al telefono. Nei giorni scorsi, un'interprete della famiglia Gambirasio ha ritenuto che, invece, Fikri, abbia usato la parola "uccidere". Da qui l'opposizione all'archiviazione, mai presentata in due anni.

Rimane aperta la pista cosiddetta "Ignoto uno": un fascicolo contro ignoti che ha portato alla "pista di Gorno". La traccia del Dna trovata sul corpo di Yara porta a un uomo che vive nel paese del Bergamasco ma morto nel '99. L'ipotesi è che quel Dna appartenga a un suo figlio illegittimo ma che non è ancora stato trovato. In questo filone le indagini sono ormai prossime alla scadenza.

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