Questione di nome: il poverello di Assisi o il fondatore dei Gesuiti?
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Mai nessun Pontefice aveva osato avvicinarsi a un nome tanto ingombrante. Ovviamente per gli italiani, il pensiero è andato subito al poverello di Assisi. E così Bergoglio, nello spazio di pochi minuti, è diventato il simbolo dell’umiltà della Chiesa, della sua vocazione alla povertà. Bergoglio è Papa Francesco e, se non indosserà in prima persona i sandali, li farà certo calzare alla Chiesa in rinnovamento.
Ricostruzione plausibile, affascinante, sicuramente rassicurante. La scelta del nome è una delle cose più intime e personali per un Papa, una decisione che il Pontefice prende in assoluta libertà, ispirandosi ai Santi che sente vicini e che è una dichiarazione di intenti per il suo pontificato. Ma dall’altra parte del mondo, dall’Argentina, rimbalza anche un’altra ricostruzione, altrettanto verosimile. Bergoglio, primo Papa gesuita, avrebbe scelto il nome Francesco in onore di San Francisco de Jasso Azpilcueta Atondo y Aznares de Javier, noto con il nome italianizzato in Francesco Saverio, uno dei fondatori con Ignazio de Loyola della Compagnia di Gesù.
Un santo che è una delle pietre miliari della chiesa Sudamericana e che porterebbe l’accento del Pontificato non sulla povertà, ma sulla evangelizzazione. Insomma, da una Chiesa rivolta a ritrovare le sue origini spirituali nell’umiltà, si passerebbe ad una decisa a portare il messaggio di Gesù a tutte le genti del mondo. E proprio Bergoglio, dopo il saluto alla Piazza, ha fatto un accenno all’evangelizzazione. Considerato anche il momento storico, entrambe le ricostruzioni sono ampiamente plausibili. Sarà lo stesso Bergoglio, molto probabilmente, a chiarire i motivi della scelta del nome. Magari, nel suo Francesco, convivono entrambi i Santi. Con il Vangelo nella mano, il saio e i sandali francescani ai piedi. Non sarebbe per niente male.