Intervista esclusiva a "Quarto Grado": "Io spero sia fatta chiarezza, per Chiara, per mia figlia - ha raccontato la donna -. Tragedie del genere non si superano, ma noi siamo riusciti a restare uniti"
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"Chiara era una ragazza semplice, che voleva farsi una famiglia. Nel lavoro era ambiziosa, indipendente. Era brava e non ho mai dovuto dirle di studiare. Non aveva tanti amici: si fidava di poche persone". Così Rita Poggi, racconta la figlia Chiara, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, in un'intervista esclusiva che andrà in onda venerdì 22 marzo a "Quarto Grado".
"Le due sentenze hanno lasciato dubbi: soprattutto quella d’Appello - continua a raccontare la Rita Poggi -. Io spero sia fatta chiarezza, per Chiara, per mia figlia. Tragedie del genere non si superano, ma noi siamo riusciti a restare uniti. Prima eravamo una famiglia di quattro persone. Ora siamo in tre, ma Chiara c’è sempre".
La donna racconta inoltre la scelta di tornare a vivere nella casa dove si è consumato il delitto: "Ho voluto tornare in quella casa. È vero: lì è stata uccisa Chiara, ma ho tanti bei ricordi. Ogni volta che mi giro, la sento nell'aria. Nella sua stanza non ho toccato niente. È tutto in ordine. Ci sono le sue cose, i suoi vestiti: se dovessi toccarli sarebbe come accettare che mia figlia non c'è più".
"Quel 13 agosto, quello che è successo l'ho saputo dai carabinieri - ricorda la donna - . Mi hanno chiamato per dirmi di andare in caserma: "Deve venire subito", hanno detto. "Cosa è successo? Hanno rubato in casa?" E loro: "No. È morta sua figlia". "Un incidente? No in casa; sulle scale", mi hanno risposto. L’avevo sentita la sera prima: era tranquilla. Mi ha detto che non sarebbe uscita, che avrebbe mangiato una pizza a casa. Può darsi che fosse in difficoltà e non ce l’abbia detto, perché voleva arrangiarsi da sola: voleva sempre far tutto da sola. Abbiamo passato settimane in caserma. Dovevano indagare: tutto quello che sapevamo e che credevano utile, lo abbiamo detto".
Quanto al rapporto con Alberto Stasi, all'epoca dell'omicidio fidanzato di Chiara e processato e prosciolto dall'accusa di aver ucciso la ragazza, Rita Poggi racconta: "Alberto la veniva a prendere al cancello e andavano via. Si vergognava a portare il ragazzo in casa, perché Chiara era timida. Quando ho sentito la telefonata di Alberto al 118 non ho pensato a niente, ma la risposta "C'è una persona morta", considerando che era la sua ragazza e stavano insieme da 4 anni…"
Infine la donna conclude ricordando che il 31 marzo sarebbe stato il compleanno della figlia: " Il prossimo 31 marzo è il compleanno di Chiara: le porterò delle rose bianche. Mi manca, ma ho la sensazione che mi sia sempre accanto. Immagino sia andata via e poi torni. Subito dopo la sua morte ho cominciato a trovare delle farfalle, le portavo i fiori e c’erano le farfalle. Credo sia un segno. Quando vado al cimitero, prego e penso. Le racconto qualche problema e le dico: Aiutati tu, oltre ad aiutare noi. Guida chi di dovere perché faccia emergere la verità e ci sia giustizia".
"Chiunque sia stato ad uccidere mia figlia, non capisco come possa tenersi dentro un segreto così, non senta il bisogno di dire cosa ha fatto, dire "Ho sbagliato". Per essere definiti uomini, secondo me, è necessario avere il coraggio di affrontare le proprie responsabilità".