Si stringe il cerchio: presto si dovrebbero conoscere i nomi degli indagati per omicidio
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"Indagati per omicidio, il caso Bergamini è alla svolta finale": così titola la Gazzetta dello Sport che da tempo segue nei minimi dettagli il giallo della morte dell’ex calciatore del Cosenza. La rosea aggiunge che "la Procura di Castrovillari avrebbe i nomi dei presunti assassini: ora interrogatori o arresti?". Una notizia eclatante, per la quale si attendono sviluppi ufficiali.
Il cerchio si stringe - Ma nelle ultime settimane il cerchio si sta stringendo sempre di più. La famiglia Bergamini e l’avvocato Eugenio Gallerani sono stati ospiti a "Chi l’ha visto?" che aveva fatto notare le incongruenze del cronotachigrafo, la "scatola nera" del camion che avrebbe investito il suicida Denis (espressione ormai passata) quel maledetto 18 novembre 1989.
Le incongruenze - Il conducente Raffaele Pisano all’epoca dichiarò alla magistratura di essere partito da Rosarno, che dista circa 224 chilometri dal presunto luogo dell’incidente a Roseto Capo Spulico. Tra i dati inseriti figurano 177 chilometri percorsi, non figura la targa del veicolo e soprattutto nella trascrizione della data "18/11/89", le cifre indicanti il giorno e il mese appaiono scritte con diverse grafie.
In particolare la grafia che riporta il mese di novembre è segnata con due linee verticali (11), mentre in quella che indica il giorno esatto, 18, il numero 1 è composto anche dalla piccola linea obliqua in cima. E come se non bastasse gli inquirenti hanno rilevato tracce di sangue su un lato del veicolo, quando invece il presunto impatto sarebbe stato frontale.
La ex e l'ipotesi omicidio - A questo punto si fa delicata più che mai la posizione di Isabella Internò, all’epoca ex fidanzata di Bergamini, sulla cui testimonianza oculare si è retta la tesi iniziale del suicidio.
Dalla riapertura del caso, avvenuta nel giugno del 2011, sta uscendo fuori ben altra verità. Sono troppi gli elementi che fanno pensare all’omicidio. Un omicidio che secondo l’autorevole giornalista d’inchiesta Gabriele Carchidi (fondamentale con la sua campagna stampa e più volte intervistato dai media nazionali) presumibilmente è stato compiuto da più di una persona, con l’assenso e forse la complicità della ‘ndrangheta. La palla è in mano al procuratore capo di Castrovillari Franco Giacomantonio.