Milano, per gli inquirenti Giovanni Veronesi non sarebbe stato ucciso in un tentativo di furto: l'uomo era infatti solito aprire solo a clienti conosciuti e riceveva su appuntamento
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Nuova pista per la morte di Giovanni Veronesi, l'orefice ucciso giovedì all'interno del suo negozio di Milano. Gli inquirenti sembrano sempre meno propensi a seguire la pista della rapina: l'uomo non era infatti solito aprire a sconosciuti e riceveva solo su appuntamento. Gli investigatori stanno vagliano le immagini delle telecamere dei negozi vicini e il traffico telefonico di Veronesi.
Come racconta il quotidiano "Il Giorno", anche la moglie di Veronesi, Susanna Trippi, sembra essere sicura che la rapina sia stata solo una montatura: fin dalle prime ore dopo il delitto infatti aveva ripetuto con sicurezza agli inquirenti che il marito non poteva essere stato ucciso da un rapinatore.
L'ipotesi più accreditata quindi ora è quella di una discussione con un conoscente degenerata e finita male,non premeditata e conseguenza di una reazione di impeto.
Si continua a cercare l'arma del delitto - Continuano le indagini anche per individuare l'arma utilizzata dal killer. All'interno del negozio sono stati repertati infatti numerosi oggetti insanguinati: se, come ritengono gli inquirenti, il delitto è stato di impeto, proprio uno di questi oggetti potrebbe essere stato quello con il quale è stato sfondato il cranio del gioielliere.