Il figlio Maurizio racconta a Tgcom24 come stia facendo luce sulla morte della madre: non fu un suicidio, ma un omicidio consumato in ambienti altolocati. Presto l'assassino avrà un nome
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Un caso di omicidio datato 1960 potrebbe trovare una soluzione a breve, grazie alla tenacia di un figlio che non ha creduto alle versioni ufficiali. Sua madre si chiamava Miranda Ferrante. Era una ballerina e morì a 20 anni in circostanze misteriose, a Montecatini. Ufficialmente fu suicidio, ma lui è convinto che ci siano tutti gli elementi per dire che la giovane e bellissima artista venne avvelenata. L'assassino va cercato nella clientela facoltosa e borghese che frequentava il mitico night Kursaal. Per questo Maurizio Ferrante ha chiesto e ottenuto la riesumazione della salma dopo 53 anni. Presso il cimitero di Colleferro lo scorso 28 marzo sono state condotte nuove indagini sui resti di Miranda. Le prime analisi confermerebbero i sospetti e presto potrebbe avere un nome il presunto colpevole.
Il figlio di Miranda non si rassegna ad accettare le ricostruzioni ufficiali e lacunose e a Tgcom24 racconta perché ha voluto far riaprire il caso:
Sua madre è morta quando lei aveva due anni. Come ha vissuto quel periodo?
Nessuno mi ha mai raccontato la verità. La zia alla quale venni affidato ha sempre mantenuto assoluto riserbo. Io sono certo che mia madre sia morta in hotel: non si è suicidata ma è stata ammazzata. Per questo mi sono rivolto all'associazione Italdetectives. Da maggio dell'altro anno hanno svolto nuove ricerche e hanno verificato le prove che avevo raccolto io stesso.
Perché riaprire un caso vecchio e considerato chiuso dalla Polizia?
Non sono solo io a nutrire dei dubbi sulla morte di mia madre. Da subito ci furono sospetti sul fatto che le cose andarono diversametne. La versione ufficiale fu quella del suicidio, ma non ci sono carte che dimostrano questa versione. Anzi, tutte le carte che ho recuperato dicono che la Polizia iniziò a procedere per omicidio, e poi l'indagine fu insabbiata. A sostegno di questa tesi ci sono i resoconti che fecero i testimoni dell'epoca. Alcuni dissero che Miranda morì in un albergo di Montecatini visto che lavorava al Kursaal. "La Nazione" del 1960 riferiva dei barbiturici che avrebbe preso prima di morire. Ma se effettivamente si trattò di suicidio perché la polizia aprì subito un fascicolo?
Il primo mistero è quello su ricovero, vero?
Sì, è così. Le testimonianze dicono che Miranda morì in albergo, che non arrivò viva al pronto soccorso di Pescia. Ma il documento del pronto soccorso dice che ci fu un ricovero e che il decesso avvenne lì. Nel foglio in carta semplice e non firmata si parla pure di suicidio. E' strano.
Adesso lei ha ottenuto di far riesumare la salma per compiere su di essa nuovi esami. Cosa è emerso?
Con l'autopsia chiesta da me abbiamo rilevato che nel 1984 venne fatta una riduzione della salma, prima che fosse passato il tempo prescritto per legge, cioè 25 anni. Quell'azione però, non è documentata da alcun certificato, di essa non c'è traccia. Ho chiesto alla Procura competente di avere notizie, ma da sette mesi non ci dicono che fine ha fatto quel fascicolo. Nella riesumazione che ho ottenuto adesso abbiamo scoperto che il cadavere era stato "ridotto", vale a dire raccolto in una piccola cassettina che non riportava neanche il nome di Miranda. E' emerso però, un fatto nuovo: il cranio era stato manomesso chirurgicamente. Pensiamo che quelle cicatrici fosserro la traccia lasciata da un'autopsia fatta a ridosso del decesso. Anche di quell'autopsia non c'è traccia nei documenti. La paglia trovata dentro il cranio proverebbe ulteriormente che su mia madre la polizia dispose un'autopsia.
Quale idea si è fatto allora?
Probabilmente l'inchiesta fu svolta regolarmente ma poi venne insabbiata. So che se l'omicidio è avvenuto all'interno del mondo dello spettacolo che mia madre frequentava. Le spese per l'istituto di suore che ho frequentato sono state pagate da qualcuno che io non conosco, ma che mi ha fatto nascere lì e che per i primi due anni mi ha mantenuto lì. Qualcuno si è occupato anche del funerale di mia madre e del loculo. Adesso ho fatto richiesta alla Asl di Pescia per avere il verbale dell'autopsia del 1960. Per me l'importante è riuscire a sapere com'è morta mia madre. Se fosse stato davvero un suicidio non sarebbe servita l'autopsia. Solo l'ipotesi dell'avvelenamento potrebbe spiegare le prime fasi dell'indagine.
Un'idea molto chiara sul caso di Miranda Ferrante è quella che si è fatta Bernardo Ferro, il presidente di Italdetectives che a Tgcom24 spiega: "L'indagine è ancora in corso. La Procura di Pistoia non ha il verbale della distruzione del fascicolo sul caso Ferrante. Dopo tre richieste non possono evitare di rispondere. Se il fascicolo fosse stato distrutto dovrebbero avere un verbale che documenti quali fascicoli sono stati distrutti. Chiederemo nuovi accertamenti. L'obiettivo mio e di Maurizio è quello di ricostruire quello che è successo. Il cerchio di conoscenze di Miranda era talmente ristretto che non dovrebbe essere difficile arrivare a un possibile colpevole. A Montecatini il Kursaal aveva una clientela ben nota che oggi è obiettivo dell'indagine: in prevalenza soggetti benestanti. Quindi una rosa di personaggi l'abbiamo. Pensiamo che il responsabile possa essere ancora vivo e oggi avrebbe un'ottantina d'anni. Presumibilmente un uomo, presumibilmente il padre biologico di Maurizio. A breve potremmo arrivare a un nome preciso".