Quattro arresti per produzione e commercio di materiale pedopornografico sul web. Un romano e una catanese avrebbero abusato dei propri figli piccoli
Violenza Pedofilia Minori Bambini © Ansa
Avrebbero abusato dei loro figli per realizzare filmati pedopornografici da mettere nella rete "Deep Web", una zona "invisibile" di internet. Con queste accuse sono stati arrestati un romano di 41 anni e una catanese che avrebbero violentato i figli di 9 e 10 anni. Oltre a loro la polizia postale e delle comunicazioni, ha ammanettato altre due persone nell'ambito dell'operazione antipedofilia, coordinata dalla Procura di Catania.
Una rete di 9 persone - La polizia postale e delle telecomunicazioni di Catania, coordinata dal procuratore capo, Giovanni Salvi, e dal sostituto, Marisa Scavo, ha scoperto, grazie ad attività svolta sotto copertura, nella rete invisibile di internet Deep Web, un gruppo di nove persone, quattro delle quali arrestate, ritenute responsabili a vario titolo di produzione, commercio, divulgazione e detenzione di materiale pedopornografico.
Le prove degli abusi sui figli - Le indagini, che hanno smascherato il gruppo, hanno fatto emergere un aspetto terribile: che gli adulti avrebbero abusato dei propri figli allo scopo di produrre video da vendere su internet. I poliziotti hanno trovato a casa di uno degli arrestati, un romano 64enne residente a Torino, immagini da lui stesso prodotte mentre abusava della figlia di 9 anni; mentre altre foto ritraggono la donna di 48 anni residente in provincia di Catania, parente del romano, che vestita da suora violentava il figlio di 10 anni in una chiesa. La donna era già detenuta per reati simili. Un altro romano di 28 anni è stato trovato in possesso di oltre 75 mila file pedopornografici, e con alcune immagini che riguardavano anche una 12enne adescata su Facebook alla quale erano state fatte delle pose di nudo erotico poi divulgate sul web.
Accostamento sacrilego abusi-oggetti religiosi - I cinque indagati non arrestati appartenevano al gruppo ed erano in contatto con l'arrestato piemontese anche sul Deep Web perché "fortemente interessati a quel particolare tipo di materiale pedopornografico realizzato accostando in maniera sacrilega gli abusi sui minori agli oggetti religiosi", ha detto la polizia.