LENTEZZA MASTRODONTICA

Giustizia, aule bloccate da denunce "cretine"

Da chi denuncia la nuora perché non fa gli agnolotti secondo tradizione, all'estetista che attacca le unghie con l'attak: ecco alcune delle storie che finiscono davanti ai giudici e rallentano il lavoro dei tribunali

21 Mag 2013 - 09:13
 © LaPresse

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Ogni denuncia presentata, per legge, deve seguire un suo iter. E questo a prescindere dalla serietà "dei fatti". Così la giustizia italiana, come racconta Gian Antonio Stella su "Il Corriere della Sera", si trova invischiata, e rallentata, da cause come quella di un uomo che ha denunciato la nuora perché gli agnolotti non erano fatti secondo la tradizione.

A descrivere la situazione è un libro: "Precari (fuori) legge. Ogni giorni in tribunale", di Paola Bellone, vice procuratore onorario (Vpo), che ha raccolto decine di casi che mostrano come la giustizia italiana bolli come reato penale fatti che potrebbero essere sanzionati con una semplice multa, senza gravare ulteriormente sulle spalle di un sistema già oberato.

Tutori della morale, estetiste psaticcione e colleghi maleducati - Tra i "mini-reati" si trova di tutto: dalla donna che guida di notte ubriaca fradicia con accanto un peluche gigante, alla denuncia di un "tutore della morale": "Sul lato della strada due donne mostravano una le gran tette e una il gran culo". Si passa poi al processo a un impiegato reo di aver scritto all'azienda "di comprare gomme da masticare" contro "l'alito pestilenziale della signorina S.R.". C'è il caso dell'estetista che attacca le unghie con l'attak e il pescivendolo che sul cartellino esposto scrive "tonno" invece che il corretto "Thunnus tynnus".

Il lungo iter della denuncia "cretina" - Non tutti i casi naturalmente finiscono a processo, ciò nonostante perché le denunce possano essere archiviate devono seguire un lungo iter che richiede un non secondario impegno. Anche la denuncia più assurda deve essere registrata da un poliziotto che la girerà in procura. Un procuratore quindi dovrà leggerla e scriverla sul "modello 45" (che prevede nome, indirizzo dei protagonisti, riassunto dei fatti) e poi decidere cosa farne. Nel caso si opti per l'archiviazione si dovrà comunque avvertire il querelante con raccomandata di ricevuta di ritorno per permettergli di fare ricorso. Il Gip infine deciderà cosa farne ed eventualmente motivare l'archiviazione che va protocollata.

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