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Arrestato Ciancimino per evasione fiscale

Secondo i pm, il figlio dell'ex sindaco di Palermo avrebbe evaso il fisco per 30 milioni di euro

29 Mag 2013 - 14:59
 © Ansa

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Massimo Ciancimino è stato arrestato su ordine del gip di Bologna con l'accusa di associazione a delinquere ed evasione fiscale. Ciancimino, figlio di Vito, ex sindaco di Palermo, è stato portato al carcere Pagliarelli del capoluogo siciliano. L'accusa aveva chiesto anche l'aggravante mafiosa, ma non è stata riconosciuta dal Gip.

Le indagini sono state svolte dalla Gdf di Ferrara: l'operazione ha portato a 13 ordinanze di custodia cautelare, di cui nove in carcere e quattro ai domiciliari nei confronti dei componenti di un sodalizio criminoso accusato di frode fiscale nel settore della commercializzazione di metalli ferrosi. 

La frode che ha portato all'arresto di Massimo Ciancimino avrebbe fruttato negli anni, secondo gli inquirenti, un giro d'affari di circa 100 milioni di euro e un'evasione dell'Iva per oltre 30. Ventitrè le società coinvolte, di cui 21 totalmente sconosciute al Fisco. In totale sono state denunciate 30 persone, tra cui le 13 arrestate. L'inchiesta era aperta da tempo, tanto che Ciancimino risulta indagato fino dal gennaio 2010.

Il "trucco" di Ciancimino - Le indagini sono partite dalla scoperta di tre società ferraresi prive di qualsiasi struttura aziendale, ma attive in tutta Italia nella compravendita di acciaio. Il trucco era semplice: l'acciaio e altri metalli venivano acquistati senza pagare l'Iva, tramite false dichiarazioni d'intento all'esportazione, rilasciate da società "cartiere" costituite appositamente, quindi lo stesso acciaio veniva ceduto ad aziende "filtro", in questo caso, però, incassando l'Iva. Inoltre venivano importate merci dall'Egitto senza il pagamento delle tasse doganali e dell'Iva stessa. Le aziende, una volta utilizzate, venivano svuotate di ogni contenuto societario e trasferite a Panama dove, grazie a un particolare regime fiscale, divenivano nei fatti "invisibili". Inoltre, l'associazione si procurava credito bancario grazie a documenti falsi, in modo da finanziare i propri commerci.

Erano attivi in mezza Italia, tra l'Emilia-Romagna, il Veneto, la Lombardia, la Toscana, il Lazio, l'Abruzzo, la Campania e la Calabria. Tutta questa operazione, secondo gli inquirenti, avrebbe portato a un turbamento del mercato di riferimento, dal momento che, non pagando l'Iva, l'associazione praticava prezzi di vendita ribassati, ricavando quindi un doppio vantaggio.

I reati contestati -
Sono decine i reati contestati, tra i quali evasione e frode fiscale, bancarotta fraudolenta, contrabbando, mendacio bancario, sostituzione di persona, falso in scritture private, falso commesso da incaricato di pubblico servizio.

Ciancimino super testimone della "trattativa" - Ciancimino è uno dei testimoni chiave del processo sulla trattativa tra lo Stato e la mafia in cui è anche imputato di concorso in associazione mafiosa e calunnia all'ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo è anche indagato per detenzione di esplosivo. 

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