L'APPELLO

Famiglia Cristiana: aboliamo reato clandestinità

Il lancio della campagna da parte del settimanale dopo la visita di papa Francesco a Lampedusa

09 Lug 2013 - 18:32
 © ansa

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Dopo la storica visita di papa Francesco a Lampedusa, Famiglia Cristiana lancia dal suo sito web un appello per abolire il reato di clandestinità. "Anche noi, come si sono espresse molte personalità ed esponenti della società civile, chiediamo esplicitamente l'abolizione del reato di clandestinità e una seria riforma della legge sull'immigrazione", si legge sul settimanale cattolico. E ancora: "Se non ora quando?".



"Immigrati sono vittime innocenti" - "Parlando da quel lembo di terra che unisce l'Africa all'Europa, piangendo su quelle vittime innocenti seppellite sotto il mare, il Papa ci ha preso per i capelli e ci ha riportati dentro la storia", sottolinea Famiglia Cristiana. "Ci ha detto delle lacrime necessarie a essere uomini - prosegue -. E ha messo a nudo l'assurdità di una legge, quella che prevede il reato di clandestinità, fatta sulla pelle delle persone?, come ha detto il ministro dell'Integrazione Kyenge".

"Ora è il tempo dell'integrazione" - "Una legge crudele - osserva il settimanale cattolico - che trasforma una condizione, quella di clandestino, in uno stigma e che solo il nostro buon cuore di 'italiani brava gente' ha impedito che facesse ancora più danni di quelli che poteva fare. E che soprattutto non serve a nulla sul piano della pretesa sicurezza. Una finta emergenza buona a legittimare il potere di qualche satrapo di bassa lega". Per Famiglia Cristiana, "sul piano dei diritti civili forse è venuto il momento che l'Italia si scrolli di dosso un bel po' di polvere di ipocrisia e populismo, senza divagare sui se e sui ma (come ha arzigogolato l'onorevole Cicchitto) per farci tornare in questo nostro tempo. Il tempo dell'integrazione, della solidarietà, dell'aiuto reciproco, del 'meticciato' che ci rende più liberi e forti".

"Ignorare i patetici 'avvertimenti' di Cicchitto" - Secondo il settimanale dei Paolini, "ora che il Papa ci ha spiegato che l'immigrazione non è un'emergenza ma una normalità è venuto il momento di abolire lo stigma, di restituire il Paese al suo futuro di integrazione, cancellando un reato che non è un reato ma solo una macchia infamante foriera di soprusi, che arrivano persino a non poter curare un povero Cristo in un pronto soccorso costringendo il medico di guardia a fare la spia. Prima ci libereremo del reato di clandestinità e prima potremmo dirci uomini e cittadini. L'immigrazione ora è affare di tutti". "A cominciare da questo governo - aggiunge -, che dovrebbe tirare dritto e ignorare i patetici 'avvertimenti' al ministro Kyenge dell'onorevole Cicchitto, che ha avuto la presunzione di 'bacchettare' persino il Papa pur di difendere lo status quo".

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