DOPO SEQUESTRO BENI

Ilva, Riva Acciaio annuncia 1.500 esuberi

Il gruppo ha confermato la cessazione di tutte le attività dell'azienda a causa del sequestro preventivo penale legato all'inchiesta sullo stabilimento di Taranto per disastro ambientale

13 Set 2013 - 12:13
 © Ansa

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Cessazione di attività per la Riva Acciaio, dopo il sequestro preventivo penale legato all'inchiesta sull'Ilva per disastro ambientale. Lo comunica l'azienda in una nota, sottolineando che le chiusure riguarderanno sette stabilimenti nei quali sono impiegate circa 1.400 persone. Da venerdì inoltre il gruppo ha annunciato che metterà in libertà 1.500 addetti che operano nelle 13 società riconducibili alla famiglia e oggetto del sequestro di beni.

Gli stabilimenti che si fermeranno - Riva Acciaio spiega nel dettaglio che da giovedì cesseranno tutte le attività dell'azienda, tra cui quelle produttive degli stabilimenti di Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco) e di servizi e trasporti (Riva Energia e Muzzana Trasporti). "Tali attività non rientrano nel perimetro gestionale dell'Ilva - afferma l'azienda - e non hanno quindi alcun legame con le vicende giudiziarie che hanno interessato lo stabilimento Ilva di Taranto".

"Sequestro impedisce i pagamenti" - "La decisione - prosegue -, comunicata al custode dei beni cautelari, Mario Tagarelli, e illustrata alle rappresentanze sindacali dei diversi stabilimenti coinvolti, si è resa purtroppo necessaria poiché il provvedimento di sequestro preventivo penale del Gip di Taranto, datato 22 maggio e 17 luglio 2013 e comunicato il 9 settembre, in base al quale vengono sottratti a Riva Acciaio i cespiti aziendali, tra cui gli stabilimenti produttivi, e vengono sequestrati i saldi attivi di conto corrente e si attua di conseguenza il blocco delle attività bancarie, impedendo il normale ciclo di pagamenti aziendali, fa sì che non esistano più le condizioni operative ed economiche per la prosecuzione della normale attività".

"Riva Acciaio impugnerà naturalmente nelle sedi competenti il provvedimento di sequestro, già attuato nei confronti della controllante Riva Forni Elettrici e inopinatamente esteso al patrimonio dell'azienda - conclude l'azienda - in lesione della sua autonomia giuridica, ma nel frattempo deve procedere alla sospensione delle attività e alla messa in sicurezza degli impianti cui seguirà, nei tempi e nei modi previsti dalla legge, la sospensione delle prestazioni lavorative del personale (circa 1.400 unità), a esclusione degli addetti alla messa in sicurezza, conservazione e guardiani degli stabilimenti e dei beni aziendali".



Gozzi (Federacciai): "E' accanimento giudiziario" - "Il drammatico provvedimento preso e comunicato da Riva Acciaio rappresenta l'esito annunciato di un accanimento giudiziario senza precedenti, da me ripetutamente denunciato già in tempi non sospetti". Così il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, sulla decisione di chiusura degli impianti italiani.

Squinzi: "Perdita 1.500 posti è dramma da evitare" - Millecinquecento posti che si perdono nel Paese sono un altro colpo drammatico per 1.500 famiglie. Credo che ci voglia un po' di buonsenso per discutere e trovare delle soluzioni". Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, commentando il fermo degli impianti di Riva acciaio.

Epifani: "Intervenga il governo" - "E' un fatto grave", con "effetti su centinaia di lavoratori, io spero che possa intervenire il governo", ha dichiarato il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, rispondendo ai cronisti a margine di un dibattito sulla sospensione delle attività degli stabilimenti Riva Acciaio.

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