Taranto, l'azienda siderurgica contro la Procura: "Le banche hanno ritirato i fidi, siamo stati obbligati a sospendere le attività. L'obiettivo comunque è assicurare la ripresa della produzione"
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Botta e risposta tra la Riva Acciaio e la Procura di Taranto, dopo l'annuncio dell'azienda della sospensione delle attività in 7 impianti e il licenziamento di 1.400 lavoratori, a seguito del sequestro penale preventivo di beni per un miliardo di euro. Riva Acciaio sostiene di non avere nessuna facoltà d'uso dei beni sequestrati, contestando la precisazione della Procura, secondo cui il sequestro non impedirebbe all'azienda l'uso degli impianti.
Riva Acciaio: "Revocati dalle banche i fidi, impossibile lavorare" - In una nota, la società sostiene inoltre che a seguito del sequestro sono stati revocati dalle banche tutti i fidi impedendo non solo la "normale attività produttiva, ma anche operazioni minimali, quali pagare le utenze o gli spedizionieri per la consegna dei materiali già venduti".
"Come è noto, in assenza di un espresso provvedimento di concessione della facoltà d'uso, il sequestro preventivo penale impedisce all'azienda ogni utilizzo, in qualsiasi modo o forma, dei beni oggetto di sequestro", si legge nella nota.
Riva Acciaio: "Avevamo avvertito la Procura, ma non abbiamo ricevuto risposta" - La società aggiunge anche di aver immediatamente informato "il Custode Giudiziario dei beni sequestrati per avvertirlo delle conseguenze operative del sequestro sull'azienda, ma allo stato non ha ricevuto alcun riscontro né scritto né verbale".
"Obiettivo è assicurare ripresa produzione" - Riva Acciaio "solleciterà subito un confronto con il custode giudiziario con l'obiettivo - si legge ancora in una nota del gruppo diffusa lunedì sera - di assicurare, ove ne ricorrano le condizioni, una ripresa dell'attività produttiva".