Il gruppo presenta ricorso in Cassazione, e il ministro annuncia: "Lavoriamo a una norma che garantirà il ritorno alla produzione"
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Mentre Riva Acciaio ha depositato in Cassazione il ricorso contro il sequestro degli impianti, il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha annunciato che il governo sta lavorando a "una norma molto semplice" con la quale "il giudice nomina un amministratore che dispone anche dei fondi e che gestisce l'attività garantendo produzione e occupazione". Il provvedimento, che sarebbe retroattivo, potrebbe essere presentato venerdì in Cdm.
Allo studio c'è una correzione all'articolo 104 del Codice di procedura penale che consentirà ai custodi giudiziari di utilizzare anche le liquidità nel caso di sequestro di aziende, come per il gruppo Riva. "Oggi, in caso di sequestro, i fondi liquidi vengono girati al fondo di giustizia e quindi non sono più nella disponibilità dei custodi ai quali rimane solo la gestione degli altri beni. Per questo stiamo studiando un comma aggiuntivo all'articolo 104 che, in caso di sequestro di aziende, lasci nelle mani del custode anche la liquidità in modo da consentire la prosecuzione del'attività", ha spiegato Zanonato.
"Il Commissario sarà in grado di disporre delle risorse per pagare gli stipendi e far ripartire gli impianti, e questo a sette giorni da quando è partito il sequestro". Più in generale, il ministro ha ribadito che il gruppo Riva è "un fondamentale asset strategico per il sistema produttivo nazionale, perché garantisce la continuità produttiva" in vari settori, dall'edilizia alla meccanica strumentale.
"Dobbiamo agire indipendentemente dalla magistratura - ha infine spiegato il ministro - perché abbiamo tempi strettissimi: se il giudice del riesame si esprime fra un mese non possiamo tenere l'azienda ferma un mese. Se arriviamo in porto con questa norma non è un esproprio, e facciamo funzionare l'azienda".