GIALLO RISOLTO

Delitto di Udine, l'assassino ha confessato "Volevo rapirla per chiedere il riscatto"

L'uomo che ha ucciso Silvia Gobbato è uno studente fuori corso, psicologicamente instabile. Ma gli investigatori non credono nel movente del ricatto, forse è stato un raptus di natura sessuale

20 Set 2013 - 15:11
 © Ansa

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Tornato sul luogo del delitto, ha trovato i carabinieri che lo aspettavano. Così è caduto in trappola l'assassino di Silvia Gobbato, che ha confessato. Dove aveva ucciso la 28enne, Nicola Garbino, 36 anni, di Pozzuolo del Friuli (Udine), era venuto perché voleva portarsi via il coltello. Poi, in caserma, non ha neanche aspettato che i militari gli facessero la fatidica domanda. E' stato lui ad ammettere: "Sono stato io, sono stato io, mi avete beccato".

Studente fuori corso, uomo forse sbandato, Garbino è sicuramente instabile dal punto di vista psicologico, tanto che inizialmente sembrava fosse seguito da un centro di igiene mentale. Il movente? Avrebbe detto di voler "sequestrarla per chiedere un riscatto". Non era lei, Silvia, il suo obiettivo. A lui serviva una ragazza qualunque. Dunque, avrebbe raccontato, martedì pomeriggio si è appostato lungo l'ippovia del Cormor e ha atteso una potenziale vittima: doveva essere fisicamente minuta perché doveva essere in grado di sopraffarla facilmente.

Il racconto dell'assassino
- Quando ha visto la Gobbato, piccola, correre lentamente, ha pensato di entrare in azione. L'ha inseguita ma quando stava per raggiungerla lei si è girata, si è insospettita e ha reagito. Garbino non se l'aspettava: le è saltato addosso per trascinarla in una zona boscosa, costringerla a telefonare a casa e chiedere un riscatto. La reazione di lei, però, lo ha mandato nel panico: è così che le ha inferto un colpo, poi un altro e un altro ancora, fino a ucciderla.

Non convince il movente del ricatto - Nicola Garbino potrebbe aver mentito sul movente dell'omicidio. Gli investigatori avrebbero qualche dubbio sull'intenzione, da lui dichiarata, di sequestrare Silvia Gobbato per chiedere il riscatto. Il suo modo di agire non convincerebbe gli inquirenti, i quali ipotizzano che Garbino potrebbe aver agito per altri scopi, ad esempio di natura sessuale.

La disperazione dei familiari di Silvia - E così, ora che la verità è venuta a galla, Udine tira un tragico respiro di sollievo. Il sindaco Honsell esprime vicinanza alla famiglia della vittima e ringrazia le forze dell'ordine, così come fanno due giovani che appongono un cartello di gratitudine al cancello del Comando dei carabinieri. Magra consolazione, invece, per i familiari della giovane avvocatessa che, chiusi in un dolore profondo, fanno sapere attraverso il loro rappresentante legale che "Silvia non aveva mai dato segni di paura o di mutamento delle sue abitudini".

Una conferma indiretta, queste parole, del fatto che lei e il suo assassino non si erano mai conosciuti. Triste sollievo anche per Giorgio Ortis, l'amico con cui la ragazza stava correndo quando è stata uccisa, che può almeno "sfogare" la sua sofferenza. Per lui, inizialmente sospettato, "è finita un'angoscia". Per sè e per Silvia. Giovedì i genitori di entrambi, di Silvia e di Ortis, sono andati a pregare sull'ippovia. Li ha raggiunti anche l'arcivescovo di Udine, monsignor Andrea Bruno Mazzocato. "Di fronte a un crimine come questo non ci sono parole - ha detto -. Dobbiamo cercare di resistere al male con la fede e la preghiera". Poi ha deposto un crocifisso, accanto ai fiori lasciati da amici e conoscenti, e ha benedetto la zona per "ridare un segno di speranza a un luogo che è stato dissacrato". Infine, l'abbraccio con i familiari di entrambi i ragazzi.

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