L'allarme dell'azienda: "Così la paralisi resta totale". Secondo gli inquirenti, i beni "congelati" equivalgono ai soldi che il gruppo avrebbe risparmiato dal 1995 ad oggi non adeguando gli impianti Ilva alle normative ambientali
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Il Custode giudiziario ha confermato il sequestro dei conti correnti di Riva Acciaio. "Purtroppo allo stato delle cose", commenta l'azienda, "la paralisi resta assoluta perché si tratta di somme indispensabili per il pagamento degli stipendi e dei fornitori". Il sequestro aveva portato alla chiusura dei sette stabilimenti italiani del Gruppo.
I Riva si erano rivolti al Custode il 20 ed il 23 settembre con dei quesiti, a cui è stata data risposta confermando il sequestro delle somme congelate. Il Custode poi ha precisato che Riva Acciaio potrà amministrare direttamente le somme sequestrate ed effettuare pagamenti per conto dell'azienda solo se garantirà con fideiussione bancaria il rimborso all'Autorità giudiziaria di quanto usato dal Custode. Secondo il gruppo, però, si tratta di una richiesta "di fatto impossibile in quanto Riva Acciaio non può avere fideiussioni bancarie, poiché le banche hanno sospeso ogni operatività con l'azienda in conseguenza del sequestro".
Il sequestro di azioni, conti correnti, magazzini prodotti finiti e beni mobili di tre società controllate dall'Ilva, ovvero Inse Cilindri, Celestri e Ilva Servizi Marittimi, rischia di "determinare un devastante blocco produttivo del Gruppo Ilva e la sua ambientalizzazione e bonifica", è quanto dichiara in una nota il segretario nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli.
Il sequestro - Le tre società sequestrate rientrano nell'elenco delle 13 aziende finite nel mirino della Finanza sulla base del provvedimento del gip di Taranto Patrizia Todisco, emesso il 17 luglio, che estendeva ad altre società il decreto di sequestro di beni per equivalente, sino alla concorrenza di 8.1 miliardi di euro, firmato il 22 maggio precedente nei confronti di Riva Fire e delle sue controllate. Una stima di beni pari, secondo gli inquirenti, ai soldi che il Gruppo Riva avrebbe risparmiato dal 1995 ad oggi non adeguando gli impianti Ilva alle normative ambientali.