PORTO FANTASMA

Molfetta, truffa sul nuovo porto commerciale: due arresti

Un funzionario pubblico e un imprenditore sono finiti ai domiciliari per una truffa da 150 milioni per l'appalto assegnato nel 2007 e mai realizzato

07 Ott 2013 - 11:22
 © LaPresse

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La guardia di finanza di Bari e il Corpo forestale dello Stato hanno messo agli arresti domiciliari un funzionario pubblico e un imprenditore. Le accuse riguardano una presunta maxitruffa, di circa 150 milioni di euro, legata alla costruzione del nuovo porto commerciale di Molfetta (Bari), appaltato nel 2007 ma non ancora realizzato. Tra gli indagati c'è anche il presidente della commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini, del Pdl.

Azzolini, che per molti anni è stato sindaco della cittadina del Barese, è una delle oltre 60 persone indagate a vario titolo nell'inchiesta. L'area destinata al nuovo porto è stata posta sotto sequestro. Gli indagati sono ex amministratori pubblici e imprenditori e sono accusati di associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato, abuso d'ufficio, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientali.

Le indagini hanno accertato che per la realizzazione della diga foranea e del nuovo porto commerciale di Molfetta è stato veicolato in favore del Comune, all'epoca dei fatti guidato da Azzollini, un fiume di denaro pubblico: oltre 147 milioni di euro, 82 milioni dei quali sinora ottenuti dall'ente comunale, a fronte di un'opera il cui costo iniziale era previsto in 72 milioni di euro.

L'opera, appaltata nell'aprile del 2007 con consegna lavori nel marzo 2008, non solo non è stata finora realizzata a causa della presenza sul fondale antistante il porto di migliaia di ordigni bellici, ma non vi è neppure la possibilità che i lavori possano concludersi nei termini previsti dal contratto di appalto assegnato a tre grandi aziende italiane: Cmc (capofila), Sidra e Impresa Cidonio.

Secondo l'accusa, dal Comune di Molfetta, pur sapendo dal 2005 che i fondali interessati dai lavori erano impraticabili per la presenza degli ordigni, hanno attestato falsamente che l'area sottomarina era accessibile. In questo modo si è consentita la sopravvivenza dell'appalto e l'arrivo di nuovi fondi pubblici, sono state fatte perizie di variante ed è stata stipulata nel febbraio 2010 una transazione da 7,8 milioni di euro con gli appaltatori.

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