Bologna, la mamma del piccolo Samuele Lorenzi rientrerà in carcere la sera dopo aver passato la giornata in una cooperativa del Bolognese: farà borsette con altre detenute
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Anna Maria Franzoni, condannata a 16 anni di reclusione per il delitto del figlio Samuele Lorenzi la mattina del 30 gennaio 2002 a Cogne, è stata ammessa al lavoro esterno dal carcere di Bologna. Può uscire la mattina per poi rientrare la sera nella struttura della Dozza. La donna potrà recarsi ogni mattina in una cooperativa del Bolognese.
Farà borse con altre detenute - La cooperativa dove lavora è "Siamo qua", che da diversi anni ha avviato il progetto "Gomito a gomito'", un laboratorio di sartoria aperto nella sezione femminile del carcere bolognese. Si producono oggetti di abbigliamento, in particolare borse in questo periodo. Saltuariamente, alle detenute coinvolte nel progetto che ne hanno i requisiti, viene concessa la possibilità di lavoro esterno nella sede della coop sociale, che è nella vicina parrocchia di Sant'Antonio di Padova a La Dozza, guidata da un religioso molto amato in città, don Giovanni Nicolini. Anna Maria Franzoni, che già lavorava nel laboratorio interno al carcere, adesso lavora lì. Chi l'ha vista al lavoro la descrive come contenta della sua nuova attività.
Alla donna era stato concesso in passato solo un permesso, per consentirle di essere presente, il 31 agosto 2010, al funerale del suocero, Mario Lorenzi, padre del marito che le era stato a lungo vicino nella sua battaglia giudiziaria, e a cui la donna era particolarmente legata.
La Franzoni, condannata a 16 anni, aveva chiesto di scontare a casa il residuo della pena per assistere il figlio più piccolo. Richiesta che venne respinta perché dopo il verdetto della corte d'Appello era decaduta dalla potestà genitoriale. Nel 2011 non riuscì ad ottenere nemmeno i permessi premio, mentre il 31 agosto del 2010 uscì dal carcere per poche ore in occasione dei funerali del suocero.
Nel 2004 in primo grado venne condannata a 30 anni, ridotti poi in appello a 16 grazie alle attenuanti generiche. Una sentenza resa definitiva dalla cassazione nel maggio del 2008. Una sentenza mai accettata dalla Franzoni che si è sempre dichiarata innocente nonostante i magistrati abbiamo sentenziato che fu lei, con un oggetto mai ritrovato, a infliggere i 17 colpi mortali alla testa del figlio, il piccolo Samuele, nel gennaio del 2002.