STORICHE SCUSE

Il Papa chiede scusa agli ebrei: "Ingiustizie dalla Chiesa"

Incontro con la delegazione ebraica di Roma in Vaticano: "Dobbiamo bandire l'antisemitismo dal cuore"

11 Ott 2013 - 14:34
 © Ansa

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"Da molti secoli la Comunità ebraica e la Chiesa di Roma convivono in questa nostra città, con una storia che è stata spesso attraversata da incomprensioni e anche da autentiche ingiustizie". Lo ha detto papa Francesco ricevendo in udienza in Vaticano una delegazione della Comunità ebraica romana. "L'antisemitismo sia bandito dal cuore e dalla vita di ogni uomo e di ogni donna!", ha detto il Santo Padre al rabbino capo Riccardo Di Segni.

"A questo cambiamento di mentalità - ha sottolineato il Papa - ha certamente contribuito, per parte cattolica, la riflessione del Concilio Vaticano II, ma un apporto non minore è venuto dalla vita e dall'azione, da ambo le parti, di uomini saggi e generosi, capaci di riconoscere la chiamata del Signore e di incamminarsi con coraggio su sentieri nuovi di incontro e di dialogo".

"Come Vescovo di Roma - ha detto ancora Bergoglio -, sento particolarmente vicina la vita della Comunità ebraica dell'Urbe: so che essa, con oltre duemila anni di ininterrotta presenza, può vantarsi di essere la più antica dell'Europa occidentale".

Bandire l'antisemitismo - "E' una contraddizione che un cristiano sia antisemita. Le sue radici sono ebree: un cristiano non può essere antisemita". Lo ha affermato papa Francesco, aggiungendo parti "a braccio" al suo discorso, durante l'udienza alla Comunità ebraica di Roma a 70 anni dal rastrellamento del Ghetto (16 ottobre 1943).

Di Segni: "Ancora criticità ebrei-cristiani" - "Guardandoci dietro è evidente cosa è stato fatto di buono. Ma spesso la soluzione di un problema ne apre molti altri e non dobbiamo illuderci di aver risolto tutto o quasi tutto". Lo ha detto il rabbino capo di Roma, Riccardo DiSegni, nel suo indirizzo di omaggio a papa Francesco. "Bisogna lavorare per chiarire ancora - ha aggiunto -, per comprendere le sensibilità e i punti critici, perché i messaggi positivi si diffondano, l'amicizia e la fiducia crescano e il rispetto reciproco sia reale".

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