La multa è di 400mila euro. Il magistrato: "Mancata informazione nell'ottica dell'esercizio del diritto di interrompere la gravidanza"
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Il giudice di Bergamo ha condannato gli Ospedali Riuniti a pagare circa 400mila euro a una madre il cui figlio era nato con la spina bifida a seguito di accertamenti sbagliati. Il magistrato ha infatti stabilito che vi fu "una mancata informazione", "nell'ottica dell'esercizio del diritto della gestante di interrompere la gravidanza".
A prendere la decisione è stato il giudice della Prima sezione civile del tribunale di Bergamo, Marino Marongiu, che ha parlato di "inadeguata visualizzazione nella documentazione fotografica degli organi del feto come necessario per la doverosa completezza dell'esame e in particolare per poter escludere la diagnosi di meliomeningocele", cioè appunto la spina bifida.
La versione della difesa - Secondo il testo della sentenza, vengono respinte le tesi degli Ospedali Riuniti e degli eredi del medico che svolse gli accertamenti (morto durante la causa): secondo la loro versione la donna, se anche fosse stata informata, "non avrebbe verosimilmente optato per l'interruzione di gravidanza sia perché la nascita del figlio era attesa e desiderata da tempo", sia perché la donna al consulente tecnico del giudice aveva dichiarato di "non sapere che cosa avrebbe fatto ove fosse venuta a conoscenza della deformazione fetale".
La decisione del giudice - La seconda circostanza, per il giudice, in particolare, è "condizionata dall'evento nascita e dal rapporto affettivo instauratosi con il piccolo", ma il diritto di scelta va considerato "ex ante e non ex post", "né può richiedersi, come deduce la difesa" dell'ospedale, "che per accedere all'opzione abortiva avrebbero dovuto sussistere tutte le ipotesi previste" dalla legge 194, "essendo invece sufficiente l'ipotesi" del "grave pericolo per la salute psichica della donna che costituisce la condizione richiesta dalla legge per l'interruzione di gravidanza". Per questi motivi dunque il giudice ha disposto che la donna venga risarcita con 400mila euro.