Nuovo verdetto della causa di divorzio avviata dal leader Pdl a Monza
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Viene dimezzato l'assegno di mantenimento per Veronica Lario, che riceverà ogni mese da Silvio Berlusconi un milione e 400mila euro contro i precedenti 3 milioni. A ridurre l'appannaggio alla signora è stato il Tribunale di Monza, a cui il leader del Pdl si è rivolto segretamente a luglio per avviare una causa di divorzio dalla ex moglie. In effetti tra i due ex coniugi sono in corso due cause distinte, come consentito dalla legge italiana.
Le due cause - Una causa è di separazione consensuale, scrive il "Corriere della Sera", la seconda è di divorzio. La prima è scattata il 3 maggio 2009 per iniziativa di Veronica e ha sede a Milano perché lì risiedeva all'epoca Silvio Berlusconi, oggi trasferitosi a Palazzo Grazioli, a Roma. La seconda causa è stata invece aperta per iniziativa del leader Pdl e si tiene a Monza perché lì ha la residenza la Lario.
La decisione di Milano - A dicembre 2012 i giudici di Milano stabilirono che, per garantire alla signora un tenore di vita analogo a quello degli anni della convivenza, Berlusconi avrebbe dovuto versarle 100mila euro al giorno, mentre la villa di Macherio (valore 78 milioni di euro e costo annuale per il mantenimento 1,8 milioni) sarebbe andata all'ex marito.
Trattative e ricalcoli - Ora, i nuovi parametri economici in vista del divorzio derivano da un'ordinanza emessa in estate proprio dal Tribunale civile di Monza. La somma originaria di 36 milioni scende dunque a 16,8, cioè solo 1,4 al mese: il nuovo calcolo è stato fatto sulla base di una trattativa tra Silvio Berlusconi, con l'assistenza degli avvocati Ippolita Ghedini e Cristina Rossello, e la ex moglie, con l'avvocato Cristina Morelli. A gennaio si era parlato di un confronto segreto tra i coniugi, nelle mura della villa di Macherio, in cui si sarebbe concordato per la signora appunto un milione e mezzo al mese più la residenza di Macherio.
Ordinanza appellabile - Ma poi ci fu la sentenza milanese, con le conseguenti accuse di Berlusconi alle tre giudici della nona sezione civile milanese di essere "femministe e comuniste" e con le successive dichiarazioni in tv, dove aveva detto di sperare comunque "in un accordo bonario e sensato con Veronica". Accordo che non fu mai raggiunto. Sembra però che, proprio sulle basi di quella trattiativa, si siano mossi ora i magistrati di Monza. La loro decisione dà la possibilità di fare ricorso alla Corte d'Appello di Milano, che potrebbe cambiare le cose tagliando ulteriormente l'assegno, confermando quanto deciso a Monza oppure ritornando ai 3 milioni, che a questo punto però potrebbero anche aumentare.