Vigevano, un progetto per i genitori che non riescono a pagare il pranzo. Un caso analogo in Lombardia anche nel comune di Merate.
© Afp
Potremmo definirla un'adozione a distanza zero. L'idea dell'associazione vigevanese «L'articolo tre vale anche per me» è quella di sostenere quelle famiglie che, per gravi motivi economici, non riescono a pagare la retta scolastica della mensa dei loro bambini.
Con "Adotta un bambino a mensa" bastano tre euro e 62 centesimi al giorno, che in un anno sono 550, per sostenere il pranzo dei 403 ragazzini al momento esclusi dal servizio di ristorazione. L'invito ad acquistare il buono pasto è rivolto a chiunque possa farsi carico della spesa, dai singoli agli enti, dai gruppi alle parrocchie.
Lo spirito che guida l'iniziativa dell'associazione che si richiama al celebre articolo della Carta Costituzionale secondo cui "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge" è solo uno: affermare che non esistono "figli di furbi che non pagano le tasse, ma solo vittime della crisi". In primo luogo, bambini.
La rivolta contro il caro-mensa parte da Legnano - Nel comune del milanese il costo medio del pasto è arrivato a 6,15 euro per i residenti. Tutti quelli che non possono presentare l'Isee al Comune sono, però, costretti a spendere 6,50 euro. E così, da quattro settimane, il refettorio è stato abbandonato in favore del giardino per un sano «pic-nic» portato da casa. A questo punto è partita l'idea dell'associazione che ha anche lanciato un sito web apposito.
Sei "povero"? Mensa separata - Vigevano non è la prima volta che sale agli onori della cronaca per le mense scolastiche: a destare sgomento alcuni mesi fa il servizio de 'Le Iene Show' girato in una scuola della città. Il sindaco Andrea Sala (Lega Nord) aveva, infatti, disposto un'ordinanza comunale escludendo alcuni bambini dal servizio di ristorazione scolastica. Quali? I figli delle famiglie che non erano in grado di provvedere al pagamento delle rette della mensa. I ragazzini erano stati costretti a pranzare in un'aula separata, lontano dai compagni più "fortunati". Per completare il provvedimento, il primo cittadino del comune in provincia di Pavia aveva anche dettato il menù casalingo: un panino, un frutto e una bottiglietta d'acqua. A scuola si erano immediatamente formati i gruppi dei "bambini poveri".
A Merate "aggiungi un posto a tavola" - A lamentarsi del costo del buono pasto sono anche i genitori dell'Istituto comprensivo statale Alessandro Manzoni di Merate, in Brianza. Per protestare contro l'aumento delle tariffe, che in alcuni casi arrivano a sfiorare i 6 euro giornalieri, hanno organizzato un vero e proprio "sciopero della fame". Seguendo l'esempio del musical "Aggiungi un posto a tavola", i genitori hanno così deciso non di preparare più la "schiscetta" (il pasto portato da casa in dialetto lombardo) per i propri figli, ma di organizzarsi in gruppi per farli pranzare a casa.