Da una ventina d'anni la cittadina usata da Guareschi come scenario per gli scontri del prete e del sindaco Peppone è diventata terreno di conquista da parte della criminalità organizzata. Pochi giorni fa proprio a Brescello il primo sequestro patrimoniale preventivo anticipato in Emilia e uno dei primi al Nord
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Una volta era solo un paesino della Bassa reggiana, nel quale si combatteva la lotta di classe tra operai e padroni ma anche tra parrocchia e mangiapreti. Un paese nel quale il crocefisso parlava a don Camillo, il quale chiedeva perdono per aver giocato qualche tiro mancino al sindaco Peppone. Oggi, invece, Brescello sembra essere diventato terreno fertile per la criminalità organizzata, tra arresti, sequestri di beni e minacce alla segretaria della Lega.
Il primo segnale dell'infiltrazione della 'ndrangheta nel paese usato da Giovannino Guareschi come sfondo dei suoi racconti risale a 21 anni fa, racconta "Libero", quando un commando di malviventi travestiti da carabinieri uccise Giuseppe Ruggiero, catanzarese che in precedenza era stato coinvolto in un giro di ricettazione di auto rubate.
Ma le cose, stando al quotidiano, sono andate di male in peggio: nel 2003 l'operazione "Edilpiovra" consentì ai carabinieri di distruggere un racket fatto di furti, estorsioni, incendi e rapine, portando in carcere 13 persone e coinvolgendo Antonio e Francesco Grande Aracri, fratelli di Nicolino "Manuzza" Aracri, ritenuto capo della cosca di Cutro.
A distanza di 10 anni la stessa famiglia e tornata sotto i riflettori per un sequestro di beni per 3 milioni di euro proprio al 59enne Francesco Grande Aracri (condannato nel 2008 per associazione mafiosa): il primo caso in Emilia-Romagna, e uno dei primi al Nord nei confronti di una cosca calabrese, di sequestro patrimoniale preventivo anticipato. L'8 novembre i militari hanno messi i sigilli a 16 conti correnti e depositi bancari, due società del settore edile, sei unità abitative e nove commerciali, due veicoli e un terreno rurale.
Secondo gli investigatori, il fratello del boss sovrintendeva e dirigeva le attività della cosca nel Reggiano: estorsioni a gestori di esercizi pubblici e privati e fatturazioni seriali per operazioni inesistenti nei confronti di imprenditori, soprattutto del settore edile, destinate a occultare la "dazione di denaro" che il gruppo chiedeva alle vittime, anche con la minaccia di ritorsioni e azioni incendiarie.
Sempre Francesco Grande Aracri è stato denunciato lunedì, insieme ad altre quattro persone, per concorso in occupazione di un terreno demaniale. Secondo i carabinieri, l'imprenditore avrebbe occupato abusivamente un terreno demaniale trasformandolo in deposito di materiale edile.
Ma, secondo "Libero", i tentacoli della piovra a Brescello continuano ad allungarsi. Arrivando a minacciare la segretaria locale della Lega Nord, Catia Silva: "Se non usa il silenzio le dovremo tirare la canna della rivoltella in bocca", le hanno detto senza tanti giri di parole. E lei ora denuncia che "qui tutti sanno, ma hanno paura di parlare". Forse, per dare una scossa al paese, ci vorrebbe ancora don Camillo.