Secondo la Procura di Torino mancherebbero le prove che le condizioni dei pazienti progrediscono. La bocciatura dei tecnici già nel 2012: "Il metodo è scadente e pericoloso. Alcune email metterebbero nei guai lo stesso Vannoni
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Non si placa la bufera sul metodo di cura Stamina. Dopo il report dei Nas che dimostrerebbe l'assenza di cellule staminali nei preparati somministrati ai pazienti e dopo la replica del professor Vannoni a questa pesantissima accusa, emergerebbero altri dettagli sulla sicurezza del procedimento.
La dottoressa Erica Molino, biologa del team di Vannoni ha inviato pochi giorni fa alcune email al professor italo-americano Camillo Ricordi. Oggetto dello scambio epistolare: la sicurezza delle staminali infuse ai pazienti. "Non abbiamo mai valutato l'espressione genica delle nostre cellule - scrive la scienziata - e non sappiamo se esprimano quei fattori che sono essenziali per mantenere il loro stato di cellule staminali". Una conferma, almeno nella sostanza, del rapporto shock dei Nas.
Non solo. Le cartelle cliniche dei pazienti curati agli Spedali Civili di Brescia rivelerebbero un altro dato inquietante: la mancanza di miglioramenti e un decesso sospetto: "Preme sottolineare che non si ravvisano segni di miglioramento in nessuno dei pazienti, salvo quanto riferito dai genitori nel caso di due bambini e direttamente nel caso di un adulto" si legge nella relazione della struttura ospedaliera.
Il caso, però, ha anche un binario giudiziario oltre a quello propriamente clinico. Non sono ancora terminati gli accertamenti della procura di Torino. Carabinieri del Nas e polizia giudiziaria, su indicazione del pm Raffaele Guariniello, stanno svolgendo un'ulteriore serie di attività in vista della definitiva chiusura dell'indagine sul guru della metodica, Davide Vannoni, e sui personaggi del suo entourage.
L'avviso di chiusura indagini, iniziate nel 2009, risale al 2012, ma molte cose nel frattempo sono successe: le decisioni dei giudici del lavoro (spesso contrastanti) sul diritto dei pazienti ad accedere alla terapia, il braccio di ferro con i tribunali amministrativi, con l'Aifa, con il ministero della Salute, con il mondo accademico. Guariniello ha atteso che il polverone si posasse dando poi il via a questa ulteriore coda degli accertamenti.
A Torino gli indagati, nell'ambito dell'inchiesta del 2012, sono una dozzina. Vannoni, 44 anni, professore associato di scienze cognitive, è in prima fila nella veste di presidente della Stamina Foundation. Quella che si presentava come una onlus, secondo gli inquirenti subalpini, aveva un vertice "animato dall'intento - si legge nel capo d'accusa - di trarre guadagni da pazienti affetti da patologie senza speranza. Gente che invitava i clienti a "non dire nulla in giro" perché "queste procedure sono vietate" e che, conversando, si lasciava scappare frasi come "per fortuna i malati sono in aumento".
La sedicente onlus chiedeva ai pazienti dai trentamila ai cinquantamila euro e raccomandava che la causale del bonifico riportasse la dicitura "donazione", dal momento che i trattamenti non erano consentiti. Le accuse spaziano dall'associazione per delinquere alla truffa e alla somministrazione di farmaci pericolosi. Su Vannoni si è allungata, nel frattempo, una nuova indagine: questa è del pm Giancarlo Avenati Bassi e ipotizza la tentata truffa alla Regione Piemonte.
L'episodio risale al 2007. Vannoni, grazie ai suoi contatti con l'ambiente politico piemontese, avrebbe convinto la Regione a stendere una delibera per finanziare con 500 mila euro la sperimentazione delle cure compassionevoli con il metodo Stamina. La delibera, però, venne ritirata e non se ne fece nulla.
La bocciatura dei tecnici - "Pericolosa e scadente": così il tavolo tecnico composto da Nas, Istituto Superiore di Sanità, Centro Nazionale Trapianti e Agenzia del Farmaco (Aifa) aveva giudicato (già nel 2012) la tecnica Stamina. "Non esiste - si legge nel verbale redatto lo scorso anno - documentata efficacia del metodo Stamina Foundation". Inoltre "è preoccupante la pratica di utilizzare cellule provenienti da un paziente e infuse in un altro paziente. Per quanto riguarda la dose di infusione, la si potrebbe definire omeopatica".
"Sospetto uso Siero Fetale Bovino" - "Il metodo Stamina farebbe presupporre l'uso di Siero Fetale Bovino nei terreni di coltura": è il sospetto sul quale si sono confrontati gli esperti, secondo i verbali del tavolo tecnico 2012. Timori anche su possibili danni neurologici e altri effetti collaterali dopo infusione, da verificare nel tempo.
"Non estremi per uso compassionevole" - "Non ci sono gli estremi per un uso compassionevole, né la produzione cellulare ha utilizzato le regole di buona pratica di laboratorio", si legge sempre nel verbale. Si sottolinea inoltre che "la terapia non rispetta affatto la normativa vigente".
I rischi della terapia per la procura di Torino - Dalle carte dell'indagine della procura di Torino emerge poi che sono stati gli scantinati di edifici di varie località italiane, e anche a San Marino, a tenere a battesimo la terapia di Davide Vannoni. E l'Ordine dei medici bocciò quelle strutture già nel 2008. Sempre secondo l'inchiesta del pm Guariniello, sono numerosi i rischi per la salute del metodo Stamina: dalla trasmissione di virus all'insorgenza di tumori.