La slavina si è staccata a 2.800 metri di quota, in una zona frequentata dagli appassionati del fuoripista
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Due sciatori italiani sono stati travolti dalla valanga che è caduta sopra Pila, località sciistica in Valle d'Aosta, nella zona di Platta de Grevon. Entrambi sono stati trovati morti sotto la neve. La slavina si è staccata a 2.800 metri di quota, in una zona frequentata dagli appassionati del fuoripista. Le vittime sono entrambe liguri, di circa 30 anni, residenti nella zona del Tigullio.
"Siamo arrivati in cima alla seggiovia del Couis 1 assieme. Poi loro hanno deciso di scendere in fuoripista mentre io ho seguito la pista. Quando sono arrivato in fondo, mi sono voltato e ho visto che era caduta una valanga e che loro non erano arrivati a valle". E' il racconto dell'amico dei due sciatori travolti dalla valanga. E' stato lui a dare l'allarme e a riferire l'accaduto ai soccorritori.
I nomi delle vittime - Sono tutti sconvolti a Rapallo gli amici e i parenti di Paolo Pendola e Fabio Oneto, i due snowboarder morti. La notizia è arrivata nel tardo pomeriggio nella cittadina rivierasca dove i due erano molto conosciuti: Oneto lavorava in un cantiere navale mentre Pendola si occupava di manutenzione e installazione di caldaie per una ditta nazionale con uffici anche a Rapallo. Pendola e Oneto erano grandi amici uniti dalla passione per gli sport da discesa: praticavano lo snowboard d'inverno e le corse in mountain bike d'estate. Erano andati a Pila nei giorni scorsi con le fidanzate e avevano in programma di trascorrere Capodanno in montagna con un gruppo di amici.
Valanga provocata dag - Sono stati i due giovani freerider, che stavano affrontando il fuoripista con lo snowboard, a provocare la valanga in cui entrambi hanno perso la vita oggi pomeriggio nel comprensorio di Pila, sopra Aosta. E' quanto emerge dai primi accertamenti condotti sul posto dalla polizia che si occupa delle indagini. "Tagliando" il pendio carico di neve, i due hanno causato il distacco della valanga che li ha trascinati a valle per circa 100 metri.
Nessuno dei due indossava l'Arva, "forse si sarebbero salvati" - Nessuno dei due indossava l'Arva, strumento utilizzato dai freerider per essere ritrovati sotto la neve in caso di slavina. "Con l'Arva - spiega Adriano Favre, direttore del Soccorso alpino valdostano - avrebbero avuto senza dubbio più possibilità di salvarsi". I corpi sono stati trovati con le sonde a circa 10 metri uno dall'altro.