Il presidente di Stamina Foundation: "La metodica non la pubblichiamo per evitare che le aziende private la rubino". Poi afferma: "Io non scappo dall'Italia, affronterò il processo"
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"Le cartelle cliniche di Brescia arrivate al ministero della Salute sono parziali" . Lo ha affermato a Tgcom24 il presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni. "I parenti hanno portato documenti di altri neurologi - ha ribadito -, che sono i loro medici curanti che dimostrano che le cure funzionano". "Testimoniano miglioramenti su malattie degenerative, che possono solo andare peggiorando", ha poi aggiunto.
"Le cartelle cliniche di Brescia sono vuote - ha attaccato - perché si sono fermate alla sola valutazione di mancanza di effetti collaterali". Alla domanda sull'accusa di scarsa chiarezza del metodo, Vannoni ha risposto: "Noi lo stiamo usando in ospedali, le cellule vengono testate 5 volte prima di essere iniettate nei pazienti. E sono assolutamente certificate: ricordiamo che siamo dentro al secondo ospedale pubblico di Italia". "La metodica non la pubblichiamo per evitare che qualche azienda privata possa rubarla, come invece avrebbe voluto la Lorenzin", ha spiegato.
"Sono cellule staminali - ha poi garantito - e sono vive al 95% e lo testimoniano anche i test degli Spedali di Brescia". Vannoni ha poi ribadito che il Comitato di tecnici deve essere neutrale. E invece "se si scrive il nome di Uccellacci, uno degli esperti della nuova Commissione, su Google per esempio, si possono leggere articoli contro il metodo".
"Presto pubblicherò le mail tra la Molino, biologa del pool Stamina, e Ricordi, esperto di trapianti cellulari all'Università di Miami che dimostrano che le critiche che ci hanno fatto sono false". Parlando del j'accuse del vicepresidente di Stamina al ministro Lorenzin, ha affermato: "Non posso rispondere di quanto ha detto Andolina". Poi ha ribadito: "Il nostro metodo è noto agli Spedali civili di Brescia, non abbiamo mai lucrato sui malati, negli ultimi due anni le cure sono state offerte gratis".
"Io non scapperò dall'Italia - ha infine concluso - affronterò tutto ciò che ci sarà da affrontare". "E' da cinque anni che mi dicono che si farà il processo, ma io ancora aspetto", ha spiegato. "Non mi sottrarrò alla giustizia, anche perché sono sicuro che i pazienti hanno avuto miglioramenti reali e non parlo di quelli clinici".