"Dopo quanto disse è ancora al governo"
Nadia Lioce, la brigatista rossa sotto processo a Firenze, prima che la Corte d'Assise si ritirasse in camera di consiglio per emettere la sentenza ha preso la parola, attaccando l'ex ministro dell'Interno, Claudio Scajola. "Io sono stata quasi messa all'indice come una strega - accusata di disprezzo della vita umana, ma Scajola che dovette dimettersi per le frasi che aveva detto (su Marco Biagi, ndr) è stato reintegrato nel governo".
Scajola era stato costretto a dimettersi dopo una vera e propria bufera politica seguita a una sua frase detta a un giornalista: "Biagi era un rompicoglioni". E la Lioce, che è accusata proprio dell'omicidio di Biagi, oltre che a quello di D'Antona e del poliziotto Emanuele Petri.
La Lioce ha preso la parola poco dopo il termine dell'arringa del suo difensore, l'avvocato Attilio Baccioli, il quale nel proprio discorso ha sostenuto che la brigatista sarebbe "una militante comunista", una "prigioniera nella guerra" fra "masse sfruttate e minoranze capitaliste che ha attraversato il secolo", e il diritto penale ordinario "non è applicabile a chi conduce una lotta politica" perché questa è "un fatto di guerra". Considerazioni alle quali il pm, Giuseppe Nicolosi, non ha replicato, giudicandole "irreplicabili".
In particolare, l'episodio della sparatoria sul treno e dell'uccisione di Petri è stato definito da Baccioli "un piccolo, modesto episodio occorso incidentalmente", e che alla base della reazione dei due brigatisti c'erano "il diritto e il dovere di due militanti rivoluzionari di non essere catturati".