Vittima voleva far internare il padre
"Odiavo la mamma, ma non l'ho uccisa io. Forse è stato lo Spirato Santo". E' quanto ha dichiarato agli inquirenti la sedicenne fermata con l'accusa di concorso in omicidio nell'inchiesta sulla morte della madre, Silvia Dragna. Vincenza, questo il nome della ragazza, non sopportava l'idea che la donna volesse far ricoverare in una clinica il marito depresso. Dietro le sbarre anche il padre, Antonino Sidoti.
Antonio Sidoti è un ex muratore quarantenne che viveva con una pensione di invalidità dopo avere lavorato come frontaliero nella vicina Svizzera. Ma prima il marito ora la figlia negano ogni responsabilità.
Nonostante la morte della madre, la ragazza ammette di non provare alcun dolore. "Non volevo bene alla mamma, ma non l'ho uccisa io", continua a ripetere quasi ossessivamente. Il motivo di quel rancore va forse cercato nel fatto che la madre voleva far internare il padre, invalido e depresso. Ed è proprio la durezza e la mancanza di dolore della giovane ad aver indirizzato i magistrati a lei. Quella stessa freddezza che la 16enne ha avuto durante la telefonata per chiamare i carabinieri giovedì notte, quando la madre è stata uccisa. E agli inquirenti che sono arrivati in quell'appartamento, al quarto piano di una palazzina nel popoloso quartiere di Crusinallo, a Omegna, la scena che si è presentata era surreale. La donna nel letto in una pozza di sangue, trafitta da 12 coltellate, e la sua famiglia, marito e tre figli, in sala davanti alla tv.
La 16enne dice di non sapere quello che è successo. Dice di aver sentito un rumore e la sorellina piangere. Solo a quel punto è andata in camera da letto dei genitori trovando il cadavere. Ma continua a ripetere che né lei né il papà sono coinvolti. "Forse è stato lo Spirito Santo a uccidere la rompi", ha detto durante il lungo interrogatorio negando ogni responsabilità, ma non certo nasconendo il grande rancore nei confronti della madre.
Intanto, mentre la ragazza è rinchiusa al carcere minorile di Torino, Ferrante Aporti, le indagini hanno posto l'accento sul fatto che la vittima è stata colpita con due armi differenti. Una, un coltello da cucina, è stato trovata conficcata nell'addome di Silvia Dragna. Poi nei sopralluoghi successivi, è uscito un secondo coltello, lavato e risitemato insieme agli altri.
Ora l'attenzione è concentrata sul rapporto tra Vincenza e papà Antonio, ex muratore invalido e con problemi psichici che che spesso veniva ricoverato. La ragazza non voleva, le piaceva stare con il papà. Chi la conosce, parla di Vincenza come di una ragazzina cresciuta in fretta che si occupava dei fratellini e della casa. Ma non aveva né amici né un ragazzo. Un solo sogno: fare la parucchiera e la preoccupazione che il suo papà non venisse allontanato da casa.