La 30enne si è gettata dalla mansarda
La figlia di Felice Maniero, il boss della mala del Brenta diventato collaboratore di giustizia, si è suicidata a Pescara. La donna, 30 anni, si sarebbe gettata da una mansarda di un condominio nel centro della città. Viveva sotto copertura. Dai primi rilievi sembra che si sia uccisa dopo aver assunto sostanze stupefacenti. Anche la polizia scientifica è accorsa sul posto per gli accertamenti.
Elena Maniero si è buttata dal terzo piano di un condominio del centro di Pescara, dove viveva. Il corpo senza vita, in pigiama e scarpe infradito, è stato ritrovato verso le sette di mattina nel cortile della palazzina all'angolo tra via Carducci e via Parini. Sul suo corpo sono state trovate ferite ai polsi definite "autoinferte".
In un biglietto il dramma di una delusione sentimentale
Per gli inquirenti la sua morte è da attribuirsi a un suicidio per motivi sentimentali: una rottura con il fidanzato, un giovane ristoratore del posto. Lo proverebbero sia le ferite autoinferte sia un biglietto firmato di suo pugno da Elena che annunciava l'intenzione di togliersi la vita. Nelle poche righe - ha detto il questore Dante Consiglio - la donna esterna l'amarezza nell'aver considerato il suo nuovo rapporto ormai concluso.
Il decesso, stando ai primi accertamenti medico-legali sarebbe avvenuto tra le 4 e le 6 di giovedì mattina. La sera precedente la donna aveva cenato fuori col suo nuovo compagno. Ma l'atmosfera, come accadeva da alcune settimane a questa parte, era pesante. Ed era sfociata in una lite. Poi, a mezzanotte, elena aveva fatto ritorno a casa, nella mansarda di proprietà del suo ragazzo che invece vive con i genitori. Separata dal marito da alcuni mesi, Elena, con la psiche già segnata per una situazione familiare che l'aveva vista soffrire sin da bambina, è precipitata nel buio quando ha temuto di perdere quella che probabilmente considerava la sua ultima ancora di salvezza.
Suicidio od omicidio?
Se, dunque, per il questore Consiglio "Non ci sono elementi che possono indurci ad altro" se non al suicidio, per il padre della donna, Felice, può essersi trattato di una vendetta trasversale per la sua decisione di collaborare con la giustizia. A Pescara, intanto, è attesa la madre di Eva, Agostina Rigato, che ha espresso il desiderio di rivedere sua figlia per l'ultima volta.
Nella mansarda, accanto al corpo, sono stati trovati dei comuni tranquillanti. La donna, per quanto accertato sino ad ora, non faceva uso di stupefacenti. In base ai rilievi della polizia non ci sarebbero dubbi sull'ipotesi di suicidio formulata dal medico legale. Per accertare la dinamica della morte si attende comunque l'esito dell'autopsia, fissata per venerdì 24 febbraio, e degli esami tossicologici.