Già tentata inseminazione artificiale
"Vorrei tanto regalare un figlio a mia moglie. Ma purtroppo le gravidanze, fino ad ora, non sono andate a buon fine. Ci abbiamo provato due volte. Non ci arrendiamo". Lo ha detto Raffaele Cutolo, ex boss della nuova camorra organizzata attualmente in carcere a Belluno. I giudici gli hanno già concesso un tentativo permettendo ai medici di prelevare il seme del boss.
A raccontare la vicenda è lo stesso Cutolo in un'intervista a "La Repubblica" dal supercarcere di Belluno. Il boss pluriomicida sta scontando una condanna ad 8 ergastoli. Quanto alla sua attuale condizione Cutolo afferma di sentirsi "come un uomo che si prepara a morire in carcere. In pratica - dice - vivo dietro le sbarre dal 27 febbario 1963. Ho 64 anni. Quasi tutta la mia vita l'ho passata in galera. Pago e continuerò a pagare gli errori che ho fatto, il mio passato scellerato. Però senza mai perdere la dignità. So che mi faranno morire in carcere. E a una fine così, preferisco la pena di morte".
"Prima di sposare mia moglie la avvertii: pensaci bene, perché con me è come se fossi vedova a vita. Vorrei tanto regalarle un figlio". Questa la motivazione che ha spinto Cutolo a chiedere ed ottenere di poter provare con l'inseminazione artificiale.
Ma nelle parole rilasciate a Repubblica c'è spazio anche per altri argomenti. Il mancato pentimento del boss: "Non mi sono mai pentito anche se avrei potuto ma sono orgoglioso". E poi "il carcere duro toglie dignità e uccide l'intelligenza". Cutolo parla anche del suo periodo di massimo potere quando era alla testa di un esercito di seimila uomini e controllava tutti i traffici illeciti di Napoli. "I camorristi di oggi sono guappi senza onore e senza regole", dice il boss che parla anche della liberazione dell'assessore Cirillo che avvenne "grazie a me". Spazio anche il suo rapporto coi politici: "Ne ho conosciuti alcuni. Sono come i camorristi, pensano solo al potere e ai soldi e della gente se ne fottono". Infine un appello ai giovani della sua città: "Lavorate e studiate, il crimine non paga".