A Tgcom24 il responsabile della comunicazione del Gruppo Battistolli, la società di sicurezza proprietaria del furgone, parla dei rischi del settore
© ansa
Gli assalti ai portavalori sulla A1 nel Lodigiano e a Pagani, in provincia di Salerno, hanno riportato l'attenzione sui rischi fisici e finanziari di chi lavora nel settore dei servizi di sicurezza. Un'attenzione che, secondo Marco Meletti, responsabile comunicazione del Gruppo Battistolli, l'azienda proprietaria del portavalori attaccato sulla A1, gli operatori ottengono soltanto quando accadono questi episodi.
"I media - dice Meletti - lavorano sui fatti negativi ed è comprensibile, perché fanno più notizia. Noi preferiremmo che si parlasse più spesso di una realtà che è praticamente sconosciuta. Questi furgoni che si muovono su e giù per l'Italia trasportano il denaro che fa girare l'economia italiana. Vorremmo far conoscere gli investimenti e gli sforzi che facciamo per riuscire a fronteggiare situazioni come quelle accadute in questi giorni".
Il commando che ha attaccato il portavalori nel Lodigiano conosceva il luogo e l'orario in cui si sarebbe trovato il convoglio e ha studiato il piano nei minimi dettagli. "I nostri uomini - prosegue Meletti - hanno dimostrato di essere bene addestrati. Hanno sventato l'assalto di professionisti. Noi sottoponiamo i nostri agenti a una formazione continua e cerchiamo di adottare sempre nuove strategie e tecnologie per garantire la sicurezza degli averi dei nostri clienti. In questi giorni si è parlato dello spuma block, un liquido che invade il caveau in caso di attacco e, solidificandosi a contatto con l'aria, rende inutilizzabile il denaro contenuto nel furgone".
Tuttavia, a volte gli assalti vanno a buon fine e rischiano di compromettere i rapporti fra le società di sicurezza e le compagnie assicurative internazionali a cui sono legate. "Il rapporto fra l'azienda e l'assicuratore - continua Meletti - si basa sulla fiducia. Noi siamo costantemente monitorati, perché nel nostro lavoro si corrono dei rischi e all'assicuratore non basta alzare il premio per rifarsi di un eventuale risarcimento".
La collaborazione con le forze dell'ordine non è sufficiente a migliorare il livello di sicurezza. "Siamo in ottimi rapporti - conclude Meletti - con le forze dell'ordine. In un certo senso, anche se noi siamo una compagnia privata, facciamo un lavoro simile. Ma, per la nostra natura privata, non possiamo chiedere aiuto a nessuno. Servirebbe una riflessione per capire come l'intero sistema italiano possa dare risposte per non incrinare la fiducia di clienti e assicuratori. Ogni tanto vengono aperti tavoli di discussione fra i vari attori del settore, ma è una collaborazione difficile da portare avanti perché la nostra è una attività che spesso viaggia sottotraccia, data la delicatezza del tema".